domenica 31 luglio 2011

Mettere in luce il positivo e gettare ponti con tutti

Alla vigilia del suo viaggio di Slovenia (1-5 agosto), intervista alla presidente dei Focolari, Maria Voce della redazione di Novi Svet (da Irene Santoro)
In questi anni si assiste in Slovenia ad una crescente polarizzazione della società che incrina i rapporti fra Chiesa e mondo laico, fino a sfociare spesso in una certa intolleranza. Come poter sanare questa ferita e contribuire a restituire i veri valori al mondo in cui viviamo?
«Penso che innanzitutto bisogna credere e far leva su quanto di vero e profondo esiste nell'anima di ogni uomo. Tutti, credenti o meno, portano in sé dei valori. Si tratta di mettere in luce il positivo che c'è in ognuno e saper gettare ponti con tutti. Sotto questo aspetto il carisma dell'unità che cerchiamo di vivere ha in sé una forza ed una luce che va al di là delle nostre persone, delle nostre capacità, delle nostre iniziative.
Poi credo che questi valori possano essere offerti attraverso la testimonianza, personale e comunitaria: il valore della vita, dell'uomo, della famiglia… sono valori che Dio mette in noi e che devono trasparire dalla nostra vita, imprimendole una pienezza convincente.
Infine direi che bisogna offrire anche il proprio punto di vista, ma liberamente, con distacco, nel rispetto dell’altro. In una parola, come dono d’amore».
Sei la prima presidente dopo Chiara Lubich, la fondatrice. Non è certo un compito facile, ma ci sembra che tu lo stia portando avanti con una luce e sapienza straordinarie, tanto da avere l’impressione che lo Spirito Santo ti guidi e Chiara “ti dia una mano”. Vorremmo aiutarti anche noi in questo compito. Qual è la nostra parte per realizzare la sua ricca eredità?
«L’eredità che Chiara ci ha lasciato è proprio la presenza di Gesù tra noi, tra due o più uniti nel suo nome. È la sua luce che ci guida, la sua forza che ci sostiene. Passo passo Lui illumina sulla scelta di una priorità, su un impulso da dare… Quest’opera è di Dio; Lui continuerà a portarla avanti. Da parte mia sono al servizio di tutte le persone del Movimento e, con loro, sono al servizio della Chiesa e dell’umanità, in questo tempo in cui Dio ha suscitato questo carisma di unità, di comunione. Sarà di aiuto l’essere sempre più coscienti della ricchezza che Dio ci ha dato con questo carisma, e quindi metterlo a disposizione, donarlo con generosità sempre più grande, con apertura, senza riserve o timori».
In questi ultimi tempi nella Chiesa viene in rilievo la santità. Chiara diceva che la nostra non era tanto l’epoca di un santo, ma “del Santo in mezzo a noi”. C’è una santità tipica che nasce dal carisma dell’unità?
«Chiara sin dall’inizio aveva colto nel fare la volontà di Dio la strada maestra per la santità. Ma vi scopriva anche una spiccata dimensione collettiva, comunitaria, un "di più" rispetto a quanto succede in altre spiritualità con caratteristiche più individuali, dove in genere viene chiesto al singolo cristiano di raggiungere l’unione con Dio compiendo sempre più perfettamente la Sua volontà. Nella spiritualità che scaturisce dal carisma dell'unità, proprio perché poggiata sulla presenza di Gesù in mezzo ai suoi uniti nel suo nome (cfr. Mt 18,20), la santità del singolo è legata indissolubilmente alla santità del fratello. Ci si santifica insieme. È la santità di un popolo, resa possibile dalla presenza in mezzo a loro del Santo.
Di questa possibilità di santificazione parlava Papa Paolo VI: “In questi tempi ormai l’episodio isolato deve farsi costume, il santo straordinario cede il posto in certo modo alla santità di popolo, al popolo di Dio che si santifica”. Una santità, quindi, non tanto frutto dell’unione con Dio vissuta singolarmente, ma di quell’unione con Lui vissuta da quanti si riconoscono reciprocamente “sacramento” di Cristo, dell’incontro con Dio. Un'avventura affascinante, vissuta insieme, in cordata, nella quale ognuno è per l'altro sostegno, ristoro, possibilità concreta di vivere il comandamento dell'amore reciproco. Un'avventura vissuta nella comunione trinitaria, in cui Gesù, Dio stesso, si fa compagno di viaggio e ci porta alla santità».

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