«Sono arrivata ad Haiti il 6 agosto mentre la tormenta tropicale Emily attraversava i Caraibi tenendo con il fiato sospeso gli abitanti dell’isola. Invece Emily è passata e ad Haiti neanche una goccia d’acqua, eppure di acqua ce ne sarebbe bisogno visto che a Port au Prince non piove da due mesi. Facendo un giro nel centro città mi ritrovo catapultata in un documentario di guerra.
Port au Prince sembra sia stata bombardata! Il Palazzo Presidenziale è ancora accartocciato come una lattina; della cattedrale è rimasta solo la facciata; del municipio e di diversi ministeri non è rimasto nulla, nemmeno le macerie. Muri alternati a baracche, aree adibite a tendopoli, e baraccopoli esistenti anche prima del terremoto. Si capisce che qui ricostruire le case non è la sola priorità. Siamo ospiti della famiglia di Wilfrid (nella foto), presidente di PACNE. Ha 5 figli naturali, di cui l’ultima con un grave handicap, e moltissimi figli acquisiti. La loro famiglia ha una vera e propria vocazione al servizio per gli altri. Ma finalmente è arrivato il momento tanto atteso… finalmente vedremo il Centro costruito in seguito al terremoto per ospitare famiglie bisognose di aiuto. Bastano pochi minuti a piedi per raggiungerlo.
Ci troviamo davanti un edificio grande, ben curato e colorato. Ci sono 20 stanze, un ufficio, una grande sala, la cucina e i bagni comuni. Gli ospiti sono persone che vivono in gravissime situazioni (anziani rimasti soli, persone ammalate, paralizzate, orfani). Il Centro si mantiene grazie alle attività che vi si realizzano: proiezione di film, realizzazione di spettacoli, attività sportive, e attraverso il coinvolgimento di tutta la comunità.
Chi può dà soldi, prodotti della terra, acqua, legna… “Queste persone sono della comunità e tutta la comunità deve farsene carico – ci dice Wilfrid - anche se PACNE li accoglie nel Centro e se ne prende cura”. Accanto al Centro, come previsto, è partita un’attività di produzione agricola che serve al momento come supporto alla nutrizione delle persone ospitate, e che servirà come attività lavorativa per le famiglie che si trasferiranno nel Centro in futuro.»
(tratto dall’articolo che verrà pubblicato sul numero 3 di AMU Notizie in uscita a settembre)
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