
Non sono riuscita ad accettarlo: stare con loro era molto duro, soprattutto perché litigavano quasi ogni giorno sotto l’effetto della birra. In casa i rapporti erano difficili e un giorno sono scappata per tornare ad abitare con i nonni.
Con loro stavo bene, anche se avevamo solo il necessario per vivere. Mi davo da fare, lavoravo durante le vacanze per aiutarli a pagare le mie spese della scuola e tutto il resto. Ma sapendo che i miei genitori non facevano la loro parte, cresceva in me un odio molto grande: a scuola vedevo i genitori degli altri ragazzi e mi facevo tante domande, e le facevo a Dio ogni volta che andavo in Chiesa: perché la vita per me era così difficile?
Mi chiudevo sempre di più in me stessa… Papà e mamma mi sembravano nemici. Quando sono entrata all’università, con questo profondo rancore nel cuore, il confronto con gli altri ragazzi è stato ancor più difficile…
In quel periodo ho conosciuto un gruppo di giovani che cercavano di vivere come autentici cristiani. Ho sentito che tra loro parlavano del Vangelo, impegnandosi a metterlo in pratica… Sono rimasta molto colpita del sorriso con cui mi hanno accolta. Io invece non riuscivo ad aprirmi, a rispondere al loro amore. Ma dopo questo incontro ho cercato di avvicinarmi alla loro vita.
Il Vangelo mi sembrava di conoscerlo già, ma un giorno ho sentito loro dire: “Dio mi ama immensamente, Dio ci ama immensamente, nella gioia e anche nel dolore”. E’ stato molto forte. Ho capito che Dio ama anche i miei genitori e, se io volevo amarLo, Lui mi chiedeva di cominciare ad amare proprio loro.
E’ cominciato un tempo nuovo. Non era facile, perché mi tornava in mente il passato ma, andavo spesso a trovarli e anche con i miei fratelli abbiamo cercato di ascoltarli, di accettarli come sono. A volte mi sembrava tutto inutile, perché da parte loro non cambiava nulla. Invece no: pian piano, hanno cominciato a cercarmi se c’era un problema, a chiedere il mio punto di vista quando c’era una decisione da prendere. Non sono ancora riusciti a smettere del tutto di bere, ma hanno smesso di litigare, e Dio è arrivato a manifestarsi anche a loro. E’ stato attraverso una malattia che ha colpito papà, che lo ha convinto a bere meno e a prendere in mano con più responsabilità la sua vita.
Ho imparato, e continuo ad imparare, a vivere solo nel presente, mettendo il passato nelle mani di Dio, per essere uno strumento di pace dovunque Dio vorrà».
Esther – Cameroun
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