Intervista a Paola Squillante, laica del movimento dei Focolarini, compagna di fede ed amica di Chiara Luce Badano
Di FabioMandato
Roma
Paola è stata vicina a ChiaraLuce Badano, la nuova beata dei giovani, negli ultimi due anni di malattia;
proprio in quel periodo l’ha conosciuta, ne ha carpito la dolcezza del cuore,
il suo amore per i poveri. Paola è una testimone della fede di Chiara,
testimone di un Dio che già da bambina era in grado di rivelare.
Cosa vuole
testimoniare oggi?
Vorrei testimoniare il dono
che Dio mi ha dato di vedere con i miei occhi: i due anni di malattia di Chiara
Luce. Allora, io ero a Torino, nella nostra comunità dei Focolari. Ricordo la
prima visita dal professore Madon, uno specialista nel campo, e soprattutto
come ho avuto il dono di accompagnarli. Dopo non ci siamo più lasciate.
Lei e Chiara
Luce eravate già amiche?
Ci conoscevamo perché anche la
famiglia di Chiara faceva parte del gruppo dei Focolarini. Chiara Luce era nei
Gen, che lei frequentò sin da quando era piccolina, dai nove anni, e i genitori
del movimento delle famiglie. Per cui ci conoscevamo nell’ambito del movimento.
Io ero a Genova in quegli anni quando Chiara Luce era piccola, poi sono
arrivata a Torino e l’abbiamo avuta nella nostra comunità per due anni. E’
stato un cammino che abbiamo fatto insieme,
proprio con tutta la comunità,
puntando a quella promessa che Gesù ci ha lasciato nel Vangelo, quando ci ha
detto: ‘guardate, se voi vi volete bene come io vi voglio bene, se voi vi amate
nel mio nome, non vi preoccupate di altro, io sarò lì con voi’.
Come avete
vissuto l’esperienza del dolore e si può dire che proprio nel dolore si è
rivelato il cuore di Chiara?
Era un dolore troppo grande
quello emerso da una diagnosi senza speranza; abbiamo cercato proprio di
volerci bene, tra tutti noi, proprio per permettere a Gesù di venire, di starci
vicini. Quella di accogliere questo grande dolore, è stata una forza che non è
arrivata solo a noi, ma anche ai genitori. Una bambina attesa dodici anni di
matrimonio e nel fiore dell’età, della bellezza, della giovinezza, di una
vitalità bella, con tanti valori, vedersela rubare così, in due anni!
I genitori
di Chiara sono stati esempio di fede per la ragazza.
La famiglia è stata la prima
culla di Chiara Luce, in cui ha ricevuto il nutrimento spirituale. C’è un
bigliettino che scrisse lei, alle elementari, da piccolina, in cui diceva:
“dalla mamma sto imparando ad ascoltare una voce dentro, che è la voce di
Gesù”. Chiara ha fatto un allenamento della vita evangelica sin da piccola, e
con piccole cose. Poi, quando ha incontrato l’ideale dei Focolarini con il
movimento Gen, è stato un accogliere la sfida che Chiara Lubich lanciava a
queste bambine, di scrivere con la propria vita, il Vangelo.
L'esperienza
con i Focolarini è stata decisiva per Chiara Luce.
Chiara Lubich, un giorno, fece
una proposta molto forte alle bambine che la seguivano. Ha presentato Gesù in
Croce come un amico. Gli diceva: “Gesù, sulla terra, per noi, per essere
modello nostro, ha portato su di sé, ha vissuto, ha voluto fare l’esperienza di
ogni dolore, dal più piccolo al più grande”. Per cui, anche quando, nella
nostra vita, come nella vita di tutti, impastata da tante forme di dolore,
dall’offesa al mal di denti, ad una malattia più seria, ad una bocciatura, e
Chiara Luce, ad esempio, la bocciatura l’ha subita, bisogna vedere questo Gesù,
questo Amore per noi, che si avvicina a noi, e aspetta per consolare ogni
offesa e ogni dolore ricevuto.
In questo senso, Chiara è un esempio anche per i ragazzi che oggi
festeggiano qui.
In questi due anni dopo la beatificazione, è
stata accolta con grande apertura di cuore la consegna che il Papa ha dato a
tutti noi. Egli
ce l’ha consegnata come modello.
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