giovedì 6 giugno 2013

Pensa, mangia e preserva la natura

Lorenzo Russo
Fonte: Città Nuova
La Giornata mondiale dell'ambiente è stata l'occasione per fare il punto sullo stato di salute del nostro pianeta, con un'attenzione particolare all'alimentazione. Il cibo sprecato quotidianamente, secondo le stime, basterebbe a sfamare quanti soffrono la fame. Anche papa Francesco ha parlato dell'ambiente, chiedendo a tutti di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto
Il 5 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’ambiente, per ricordare la Conferenza di Stoccolma sull’Ambiente Umano del 1972, nel corso della quale prese forma il Programma ambiente delle Nazioni Unite (U.N.E.P. United Nations Environment Programme). “Think - Eat - Save”, ovvero “Pensa, mangia, preserva” è il tema scelto quest’anno dall’Organizzazione per le Nazioni unite. L’obiettivo è quello di fornire spunti e riflessioni attorno questa tematica. Numerose le manifestazioni organizzate in tutto il mondo a favore dell’ambiente.
Il tema scelto per quest’anno è diverso da quelli soliti, più ‘ambientali’, ma comunque molto autorevole, visto che riguarda la seconda funzione più importante per la sopravvivenza dell’uomo, dopo la respirazione.
Secondo i dati della FAO, a livello mondiale, circa un terzo di tutto il cibo prodotto (1,3 miliardi di tonnellate), per un valore approssimativo di mille miliardi di dollari, va perduto o sprecato durante la produzione ed il consumo.
«In un mondo di sette miliardi di persone, che raggiungerà i nove miliardi per il 2050, sprecare cibo è assolutamente illogico, dal punto di vista economico, ambientale ed etico», ha dichiarato Achim Steiner, sottosegretario generale dell’ONU. «Va notato che vanno sprecati anche la terra, l’acqua, i fertilizzanti e la mano d’opera che sono stati necessari per coltivare quel cibo, senza contare l’emissione di gas serra prodotti dalla decomposizione del cibo nelle discariche ed il trasporto di cibo che alla fine viene gettato», ha aggiunto.
La redenzione dell’ambiente quindi passa dalla nostra tavola. Le perdite alimentari avvengono per lo più a livello produttivo - raccolto, trasformazione e distribuzione - mentre gli sprechi di cibo toccano soprattutto i consumatori.
«Nei paesi industrializzati, circa metà di tutto il cibo viene dissipato - circa 300 milioni di tonnellate - perché produttori, distributori e consumatori eliminano alimenti che sono ancora buoni per essere consumati», ha sottolineato Josè Graziano da Silva, direttore generale della FAO. Eppure, quanto sprecato, «sarebbe sufficiente a nutrire i circa 870 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo». I numeri quindi non sono positivi, sia sul fronte nazionale che su quello globale.
Le 300 milioni di tonnellate sprecate ogni anno nei Paesi occidentali, potrebbero coprire la produzione di cibo (230 milioni di tonnellate) nell'Africa sub-sahariana e non solo. E con il cibo vengono ‘buttati’ anche la terra, l’acqua, i fertilizzanti che sono stati necessari per produrlo, senza contare gli inquinanti e i gas serra rilasciati sia durante il processo produttivo che nelle discariche dove il cibo va in decomposizione.
In Italia invece si spreca cibo per un valore di 15 miliardi di euro e il 40 per cento finisce nelle discariche. Ogni giorno vengono sprecati 4 milioni di mele (fonte Barilla Center for Food and Nutrition) e lo spreco alimentare è aumentato del 50 per cento dal 1974 al 2006. Dobbiamo tutti fare qualcosa. Dobbiamo prendere impegni seri nei confronti del cibo sprecato, perché è cibo buono che può sfamare altri esseri umani.
Anche il pontefice, durante l’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, ha ricordato la giornata mondiale dell’ambiente. «Vorrei che prendessimo tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro - ha affermato papa Francesco -. Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? Il verbo ’coltivare’ mi richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perchè dia frutto ed esso sia condiviso: quanta attenzione, passione e dedizione. Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perchè sia un giardino, un luogo abitabile per tutti».
(Nella foto Ap, un'immagine dell'India)

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