Rio de Janeiro 2013.07.26 - Il venerdì a Rio comincia (forse un po’ come da
voi) con il duro passo della sveglia mattutina. Le ore di sonno perduto si
fanno sentire a fine settimana, e gli occhi si aprono lenti, appesantiti dal
lungo giovedì terminato dopo l'adorazione eucaristica condotta dai giovani del
Movimento dei Focolari.
Stamattina, prima di arrivare alla catechesi, ho il tempo di prendere al
volo una coxinha di pollo e augurare “Bom dia” all’uomo che me la incarta.
“Il missionario non si fa solo in Africa, il missionario si fa sotto casa.”
Mons. Edoardo Menichelli, vescovo di Ancona,
non adotta mezze misure, è diretto, vero, in lui si percepisce a pieno
il “Papa Francesco Style” quel toccare il cuore senza mezzi termini e con un
pizzico di sana ironia.
Fin dalle prime parole si ha la sensazione che non sarà una catechesi in
formato standard: “È una bellissima città, ma non avete speso 1800 euro per
venire a vedere Rio de Janeiro.”
È vero. Se qualcuno pensasse così, se lo scordi. I Giovani di tutto il
mondo non sono in Brasile per una gita oltreconfine, la Giornata Mondiale della
Gioventù non è nata per una forma di turismo di massa.
Il giovane sceglie la GMG perché Mikonos e Formentera sono belle e
divertenti, ma passano senza lasciare un segno profondo, senza dare smalto
nuovo all’anima.
Il giovane sceglie la GMG perchè c’è bisogno di andare, mettersi in gioco, buttarsi
nella mischia.
Il giovane sceglie la GMG perchè sente il richiamo di un’esperienza che
riempie il cuore.
Nella Parrocchia di Sao Judas Tadeu di Niteroi, i circa 400 giovani
presenti sono in fermento, ogni tanto, da qualche angolo, sale un leggero
brusio di discussione che frammenta le parole del vescovo.
Li amo questi momenti:
Il ribollire del dubbio, la linea di confine che si espande, l’entusiasmo
di una gioventù che cerca di ritrovarsi per far ritrovare.
Quando ci si trova in momenti come questo, non si può che ascoltare,
accogliere e finalmente riflettere sulla grandezza dello Spirito Santo che
parla, tocca e invia.
La nostra epoca non è per un cristianesimo consolatorio, dobbiamo saper
provocare il mondo, immergerci in esso con tutti i pericoli che questo
comporta, ma non possiamo starcene seduti ad aspettare che il cielo si apra
improvvisamente.
“Giovani, ormai dobbiamo capire che siamo una minoranza. Dio non si
scandalizza del nostro peccato ma della pigrizia del cuore. Dobbiamo uscire
dalle sacrestie ed entrare nella storia. Oggi stiamo tutti al telefonino ma non
comunichiamo mai. Non lasciatevi affittare dal mezzo, il metodo di Dio è quello
della carne. Voi dovete andare nelle discoteche perchè nessun luogo è inadatto
alla persona di Dio. Lui non ha bisogno di guerriglieri e spadaccini ma
testimoni sereni e gioiosi. Voi giovani dovete essere lievito, fermento,
fecondità.”
Eccoci dunque, siamo arrivati al tema centrale della JMJ Rio 2013: “Andate
e fate discepoli tutti i popoli!” (Mt 28,19)
La nostra identità è la fragilità, la povertà, il peccato, eppure siamo
stati chiamati ad essere discepoli. Ci sarebbe bisogno di qualche momento di
silenzio e meditazione per comprendere quanto sia complicato e immensamente
grande questo passaggio, eppure mi pare di intravedere un ponte in questa frase
del vangelo di Matteo, un filo che lega la fragilità alla santità, il dolore
alla gioia, l’identità nostra e quella di Dio.
È il fare.
È il buttarsi nell’altro e per l’altro.
È il combattere la propria fragilità uscendo dal rifugio.
È il non aver paura di Fare che in fondo al gioco ci salva.
“Intendete bene questa frase che vi dico”, continua Menichelli, “ragionare
poco davanti a Dio. Il giovane non deve convertire, converte solo Dio. Il
giovane deve annunciare la parola di Gesù che viaggia dentro l’umanità.
Coraggio figlioli, i discepoli non avevano l’otto per mille, erano senza auto e
senza il digitale, ma hanno rovesciato il mondo.”
Un applauso scrosciante con sorriso allegato si alza dalle pareti della chiesa.
L’ora di catechesi è passata in un lampo. Mi alzo. Bisogna che vada a buttare
giù due righe. Attraverso la fine della navata centrale ed esco dalla chiesa.
Con stupore, un raggio di sole squarcia il cielo e mi scalda il volto. Mi fermo
un attimo con lo sguardo sulla spiaggia di Icarai, forse è cominciata la fine
della tempesta.
Andrea
Cardinali

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