Quando si è
giovani, il sogno sembra di stringerlo in mano, sembra di poterlo agguantare in
qualsiasi istante. È una sensazione immensamente bella e naturale.
C’è però
almeno un pericolo da tenere in conto, quello della fretta, della pretesa
istantanea. La mente dell’uomo si sta abituando negli ultimi decenni, a volte
in maniera patologica, alla rapidità.
Quale
percentuale di giovani, oggi, desidera essere collegato 24h no stop sui social
network?!
Quale percentuale
di giovani necessità di una 3G ovunque e va in crisi se non trova una rete
wifi?!
Sei fuori.
Se non sei collegato virtualmente al mondo, sei fuori.
Non lo nego
cari lettori d’oltre mondo, in maniera parziale, per certi versi, lo credo pure
io.
La nostra
mente però non può ammalarsi per la rapidità, e ancor peggio non deve
ammalarsene il cuore.
Anche il
giovane cristiano soffre, a volte, l’illusione della velocità, di quel mondo
che permette tutto in qualsiasi istante.
Non può
funzionare. Con il cuore dei giovani da evangelizzare, non può funzionare così.
Non possiamo pretendere che la nostra
evangelizzazione vada alla stessa velocità del mondo. Il muro di gomma sul
quale rimbalziamo, diventa la nostra crisi, la nostra desolazione, ed allora
sì, che ci lasciamo rubare la speranza.
Oggi, cari
lettori d’oltre mondo, bisogna affascinare, ritrovare quell’arte di cui un
tempo gli italiani erano maestri: l’arte del corteggiare.
Il
corteggiare necessità tempo, pazienza e testimonianza di amore vero.
Soprattutto,
nel corteggiare, c’è bisogno di non perdere la Speranza, avvolgerla in mille
carte regalo diverse se necessario, mai però lasciarsela rubare.
Papa
Francesco si rivolge emozionato, in lingua italiana, ai circa diecimila giovani
riuniti al Maracanazinho per il festival degli italiani. Una frase rimbomba
forte, come un tonfo nel cuore: “Fidatevi di Cristo, Lui non ci abbandona mai,
neanche nei momenti più difficili della vita, è Lui la nostra speranza.”
Dalla bufera
di Cuatro Vientos della JMJ di Madrid, partimmo con la consapevolezza che
neanche la più grande delle tempeste poteva abbattere la fede.
È curioso
che, nella solitamente caldissima Rio de Janeiro, la Giornata Mondiale della
Gioventù sia cominciata dall’esatto punto in cui era terminata a Madrid. Da
circa cinquant’anni, gli abitanti carioca non ricordano un simile freddo:
Strade
allagate.
Pioggia
pungente.
I piedi dei
pellegrini ancora bagnati. Ancora, come lo erano in Spagna.
È con
immenso piacere che scrivo in grande: SIAMO NELLA TEMPESTA!
Con immenso
piacere perchè qui, in questo momento storico, Dio ci vuole più saldi che mai.
Qui, in una
città dove non si vedono le stelle per i nuvoloni grigi.
Qui, in un
paese di ricchezza e povertà nello stesso metro quadro, dove la 3G non funziona
mai abbastanza bene.
Segni da
cogliere, in questo tempo di chiese vuote, in questa chiamata di sfida e
coraggio.
Ogni giorno,
Dio, rinnova il suo “Sì” da un’eternità e anche noi ogni giorno dobbiamo essere
giovani, ogni giorno dare freschezza al nostro Sì.
Con immenso
piacere, noi italiani ci stiamo, formichine blu sparse in mezzo alle bandiere
del mondo, pronti in qualsiasi momento a pregare o a ballare la samba sotto la
pioggia, perchè ad una vera Giornata Mondiale della Gioventù bisogna essere
pronti a tutto:
A perdersi,
faticare
dentro e fuori per chilometri e chilometri.
E poi ritrovarsi
nel cuore della tempesta,
inzuppati,
senza wifi,
felici di
essere immersi nel mondo come non mai.
Andrea
Cardinali
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