sabato 27 luglio 2013

NEL CUORE DELLA TEMPESTA

Quando si è giovani, il sogno sembra di stringerlo in mano, sembra di poterlo agguantare in qualsiasi istante. È una sensazione immensamente bella e naturale.
C’è però almeno un pericolo da tenere in conto, quello della fretta, della pretesa istantanea. La mente dell’uomo si sta abituando negli ultimi decenni, a volte in maniera patologica, alla rapidità.
Quale percentuale di giovani, oggi, desidera essere collegato 24h no stop sui social network?!
Quale percentuale di giovani necessità di una 3G ovunque e va in crisi se non trova una rete wifi?!
Sei fuori. Se non sei collegato virtualmente al mondo, sei fuori.
Non lo nego cari lettori d’oltre mondo, in maniera parziale, per certi versi, lo credo pure io.
La nostra mente però non può ammalarsi per la rapidità, e ancor peggio non deve ammalarsene il cuore.
Anche il giovane cristiano soffre, a volte, l’illusione della velocità, di quel mondo che permette tutto in qualsiasi istante.

Non può funzionare. Con il cuore dei giovani da evangelizzare, non può funzionare così. Non possiamo pretendere che  la nostra evangelizzazione vada alla stessa velocità del mondo. Il muro di gomma sul quale rimbalziamo, diventa la nostra crisi, la nostra desolazione, ed allora sì, che ci lasciamo rubare la speranza.
Oggi, cari lettori d’oltre mondo, bisogna affascinare, ritrovare quell’arte di cui un tempo gli italiani erano maestri: l’arte del corteggiare.
Il corteggiare necessità tempo, pazienza e testimonianza di amore vero.
Soprattutto, nel corteggiare, c’è bisogno di non perdere la Speranza, avvolgerla in mille carte regalo diverse se necessario, mai però lasciarsela rubare.
Papa Francesco si rivolge emozionato, in lingua italiana, ai circa diecimila giovani riuniti al Maracanazinho per il festival degli italiani. Una frase rimbomba forte, come un tonfo nel cuore: “Fidatevi di Cristo, Lui non ci abbandona mai, neanche nei momenti più difficili della vita, è Lui la nostra speranza.”
Dalla bufera di Cuatro Vientos della JMJ di Madrid, partimmo con la consapevolezza che neanche la più grande delle tempeste poteva abbattere la fede.
È curioso che, nella solitamente caldissima Rio de Janeiro, la Giornata Mondiale della Gioventù sia cominciata dall’esatto punto in cui era terminata a Madrid. Da circa cinquant’anni, gli abitanti carioca non ricordano un simile freddo:
Strade allagate.
Pioggia pungente.
I piedi dei pellegrini ancora bagnati. Ancora, come lo erano in Spagna.
È con immenso piacere che scrivo in grande: SIAMO NELLA TEMPESTA!
Con immenso piacere perchè qui, in questo momento storico, Dio ci vuole più saldi che mai.
Qui, in una città dove non si vedono le stelle per i nuvoloni grigi.
Qui, in un paese di ricchezza e povertà nello stesso metro quadro, dove la 3G non funziona mai abbastanza bene.
Segni da cogliere, in questo tempo di chiese vuote, in questa chiamata di sfida e coraggio.
Ogni giorno, Dio, rinnova il suo “Sì” da un’eternità e anche noi ogni giorno dobbiamo essere giovani, ogni giorno dare freschezza al nostro Sì.
Con immenso piacere, noi italiani ci stiamo, formichine blu sparse in mezzo alle bandiere del mondo, pronti in qualsiasi momento a pregare o a ballare la samba sotto la pioggia, perchè ad una vera Giornata Mondiale della Gioventù bisogna essere pronti a tutto:
A perdersi,
faticare dentro e fuori per chilometri e chilometri.
E poi ritrovarsi nel cuore della tempesta,
inzuppati, senza wifi,
felici di essere immersi nel mondo come non mai.

Andrea Cardinali

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