mercoledì 31 luglio 2013

RIO 2013: LA SPIAGGIA DELLA FEDE

Copacabana è da sempre una delle spiagge più famose al mondo. Sarà per l’acqua di cocco, il lungomare a tasselli bianchi e neri a mosaico, o le belle signorine brasiliane in costume, fatto sta che quando si nomina in Europa, la mente trova l’immagine di un posto da sogno.
Non mi è mai piaciuto esaltare i luoghi dal nome celebre, reputo ce ne siano spesso molti altri poco conosciuti ed assai più affascinanti. Nella valutazione di un luogo entrano in gioco innumerevoli fattori che spesso cambiano nel tempo da soggetto a soggetto, tuttavia ne esiste uno, fondamentale, che non cambia mai: la bellezza del posto dipende dalla gente con la quale lo si vive. Questa spiaggia, oggi, almeno per quei tre milioni presenti alla veglia, è diventata qualcos’altro, qualcosa di invisibile e immensamente profondo: un vero “Campus Fidei” (Campo della fede).
La nottata ha visto un flusso di circa due milioni di persone accampate nelle zone limitrofe alla spiaggia, ognuna come il buon istinto avventuriero consiglia: chi sui marciapiedi del lungomare, chi sotto gli schermi, chi alle pompe di un benzinaio, chi (pochi) come me, vicino al bagnasciuga, un luogo certamente a rischio inondazione improvvisa, ma vi assicuro molto romantico.
Da un sacco a pelo ho potuto ammirare:
la Croce del Sud nella sua bellezza,
le navi, il Pao de Azucar in lontananza.
E ancora stupirmi
per i ragazzi che si lavavano i denti nell’oceano
e si svegliavano con un tuffo all’alba.
Non posso certo dire di aver riposato molto gli occhi e la mente,
ma di aver lasciato riposare l’anima sì,
e non capita così di frequente.

Alla sveglia c’è giusto il tempo per ballare tutti insieme il flashmob più grande mai realizzato sul pianeta Terra, ma è incredibile come pure un momento così passi quasi inosservato, tanta infatti è la voglia di rincontrare il Papa. Le sue parole giungono qualche minuto dopo:
“Oggi, sono certo che il seme cade in terra buona, che voi giovani volete essere terreno fertile, non cristiani part-time, non di facciata, ma autentici. Sono certo che non volete vivere nell’illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno alla vita.”
In un mondo che vuole apparenza, ecco il ruolo dei “papa guys”, andare controcorrente, essere sostanza, anima viva del mondo.
“Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo!” continua il papa, “Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice, ma ci chiede di allenarci per “essere in forma”, per affrontare senza paura tutte le situazioni della vita.”
Ecco il “papa Francesco style” di cui scrivevo pochi giorni fa, attuale, giovanile, diretto. La citazione alla Coppa del Mondo è tenera come una carezza e potente come un pugno: ritrova il cuore del giovane più lontano ma allo stesso tempo richiama a tutte le proteste che in questi ultimi mesi hanno invaso il Brasile. La risposta è quella di andare più in là del nostro stesso sguardo, di aprirci, di allenarci attraverso la preghiera, i sacramenti, il saper ascoltare, il comprendere, il perdonare, l’accogliere ogni persona senza esclusione alcuna.
“Cari giovani”, esorta Francesco, “siate veri atleti di Cristo, costruttori della Chiesa, protagonisti della storia”.
Mi trovo a metà di quel fiume di gente che gli elicotteri continuano ad immortalare e quello che un normale giornalista lascerebbe all’ovvietà è per me la cosa più impressionante: il silenzio assoluto di tre milioni di persone in meditazione che fa più rumore di qualsiasi flashmob.
“'Gesù si rivolge a ognuno di voi, dicendo: ‘E’ stato bello partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventu’, vivere la fede insieme a giovani provenienti dai quattro angoli della terra, ma adesso è l’ora di andare e portare questa esperienza nel mondo.”
Il papa termina annunciando la prossima edizione della GMG. Le bandiere Polacche sventolano alte nel vento ed un pensiero di ringraziamento non può non andare a chi ha dato il via alle Giornate mondiali della gioventù: Giovanni Paolo II. A Cracovia nel 2016 ci andremo anche per lui, Santo dei nostri giorni.
La festa della fraternità torna a spargersi per tutta la città di Rio de Janeiro, per tutto il Brasile e per tutti i continenti. È l’ora di tornare a casa.
Scambio la bandiera dell’Italia con una felpa brasiliana. Faccio un ultimo meritato tuffo tra le onde dell’Atlantico. Raccolgo zaino e sacco a pelo e mi avvio verso la stazione metropolitana più vicina.
Prima di imboccare la via, rivolgo un ultimo sguardo al Campus Fidei: sono ancora migliaia quelli che ballano, scambiano oggetti del proprio paese e giocano a pallone.
Allontanandomi da Copacabana percepisco una sottile nostalgia, un ultimo brivido che si abbandona alla gioia. Da queste parti la chiamano “Saudade.”
La Giornata mondiale della gioventù è adesso nel mondo.
Andrea Cardinali

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