CASERTA - Con l’incisivo intervento di Vera Araujo,
sociologa del Movimento dei Focolari, si è concluso venerdì scorso il meeting
della legalità, organizzato al PalaVignola di Caserta dai Giovani per un Mondo
Unito, in sinergia con una rete di associazioni e movimenti coinvolti in prima
linea nella promozione e sensibilizzazione di un agire legale.
Prima di lei, nel corso della mattinata, avevano dato il
loro personale, prezioso contributo, anche Giuseppe Gatti, sostituto
procuratore della DDA di Bari e Gianni Bianco, giornalista RAI, coautori del
libro “La legalità del noi”.
Si è concluso il meeting, ma rimane apertissimo il
cantiere legalità, sorto due anni fa nell’ambito del Progetto Italia. Se una
cosa infatti, questo meeting ha voluto sottolineare, è stata che le parole
rimangono confinate tra le pareti di un salotto o di un palazzetto, ma i fatti
vanno costruiti attimo per attimo, giorno per giorno. Ed è stato questo il
messaggio recepito dai circa 500 giovani che, per quattro giorni, non si sono
limitati ad ascoltare e fare domande durante i forum su legalità, ambiente,
accoglienza e lavoro, ma sono andati essi stessi, sotto un sole spesso
impietoso, a Teano, nella cooperativa don Peppe Diana, di recente oggetto di un
attentato malavitoso, a raccogliere le pesche sui terreni confiscati alla
camorra, in tante cittadine del casertano a ripulire aiuole e giardini, sulle
spiagge del litorale domizio a fare altrettanto.
Ai giovani che le chiedevano da dove cominciare per
cambiare in meglio questo nostro mondo, così spesso calpestato e violentato,
Vera Araujo ha semplicemente risposto: “L’inizio siete già voi, un’autentica
esplosione di gioia, il germoglio di cui si riesce a percepire persino il
rumore che fa nel suo crescere esponenziale”. E come ribadito da coloro che nei
giorni scorsi l’avevano preceduta nell’incontro con i ragazzi, da don Maurizio
Patriciello, appassionato difensore della cosiddetta Terra dei fuochi, a don
Luigi Ciotti, da sempre sinonimo di lotta a tutte le mafie, l’importante è non
essere indifferenti, non delegare di fronte alle ingiustizie, ma denunciare e
agire in prima persona e in unità con i propri fratelli. “Tre sono le parole
chiave da rispettare - ha aggiunto la Araujo - : azione, relazione e
interazione. E quando verranno, e verranno inevitabilmente, i momenti di
sconforto, ricordiamoci che non siamo soli, che Qualcuno è morto sulla croce
per venire in nostro aiuto ed è risorto. La nostra vita è un continuo morire e
risorgere, un'alternanza tra il buio e la luce, ma sarà la luce alla fine ad
avere il sopravvento”.
E proprio dalle “parole
di vita” ascoltate e “vissute” in questi 4 giorni, è nato il Manifesto dei
giovani, lanciato al termine dell’incontro e lasciato in eredità a tutti i
presenti. Almeno in quest’ultimo giorno, tuttavia, ci piace sottolineare il
lavoro di quanti, in silenzio, con umiltà e grande spirito di sacrificio, si
sono adoperati, sotto un sole inclemente e rubando spazi e tempo alle proprie
famiglie, per la perfetta riuscita del meeting. Ci riferiamo al dirigente di
banca, all’impiegato delle poste, alla casalinga, allo studente e a tantissimi
altri che, smessi i panni del quotidiano, abbiamo visto dipingere i murales del
PalaVignola, andare su e giù con i carrelli della differenziata, cucinare per i
ragazzi del meeting e non solo, servire ai tavoli, persino provvedere alle
pulizie dei bagni. In fondo, parte anche da loro la legalità, prerequisito -
aveva sottolineato pochi giorni fa don Ciotti - per raggiungere il vero
obiettivo, che è la giustizia.
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