Vi annunciamo una novità che speriamo
possa portare uno slancio ancora maggiore per vivere la fraternità universale. I
Giovani per un Mondo Unito (GMU) di tutto il pianeta hanno iniziato un percorso
a tappe mensili. Si tratta di approfondire un aspetto della fraternità con una
riflessione, un’azione concreta e brevi pensieri. Vi offriamo la tappa
iniziale: ottobre 2013 - LA REGOLA D’ORO di Chiara Lubich (Pubblicata su: La
dottrina spirituale, Roma 2006, p. 187).
“Hai mai provato una sete
d’infinito?
Hai mai sentito nel tuo cuore il
desiderio struggente d’abbracciare l’immenso?
O forse: hai mai avvertito nel
tuo intimo l’insoddisfazione per quello che fai, per quello che sei?
Se così è, sarai felice di
trovare una formula che ti dia la pienezza che agogni: qualcosa che non lasci
rimpianti di giorni che se ne vanno semivuoti...
C’è una parola nel Vangelo che fa
pensare e che, compresa appena un po’, fa trasalire di gioia. In essa è condensato
quanto dobbiamo fare nella vita. Riassume ogni legge impressa da Dio in fondo
al cuore di ogni uomo. Sentila: “Tutto quanto volete che
gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e
i profeti” (Mt 7,12).
Tale frase è chiamata “regola
d’oro”.
L’ha portata Cristo, ma era già
conosciuta universalmente. L’Antico Testamento la possedeva. Era nota
a Seneca e nell’Oriente la ripeteva il cinese Confucio. E poi altri ancora. E
questo dice quanto stia a cuore a Dio: come egli voglia che tutti gli uomini la
facciano norma della loro vita.
È bella a leggersi e suona come
uno slogan.
Sentila ancora: “Tutto quanto
volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.”
Ogni prossimo, che incontriamo
nella giornata, amiamolo così.
Immaginiamo di essere nella sua
situazione e trattiamolo come vorremmo esser trattati noi al posto suo.
La voce di Dio che abita dentro
di noi ci suggerirà l’espressione d’amore adatta a ogni circostanza.
Lui ha fame? Ho fame io -
pensiamo. E diamogli da mangiare.
Subisce ingiustizia? Sono io che
la subisco!
È nel buio e nel dubbio? Lo sono
io. E diciamogli parole di conforto e condividiamo le sue pene e non diamoci
pace finché non sarà illuminato e sollevato. Noi vorremmo esser trattati così.
È un handicappato? Voglio amarlo
fino a sentire quasi nel mio corpo e nel mio cuore la sua menomazione e l’amore
mi suggerirà l’espediente esatto per farlo sentire uguale agli altri, anzi con
una grazia in più, perché noi cristiani sappiamo quanto il dolore valga.
E così con tutti senza
discriminazione alcuna fra simpatico e antipatico, fra giovane e anziano, fra
amico e nemico, fra compatriota e straniero, fra bello e brutto... Il Vangelo
intende tutti.
Mi pare di udire un brusio
generale...
Capisco... forse queste mie
parole sembrano semplici, ma quale mutamento richiedono! Quanto sono lontane
dal nostro usuale modo di pensare e d’agire!
Ma coraggio! Proviamo.
Una giornata così spesa vale una
vita. E alla sera non riconosceremo più noi stessi. Una gioia mai provata ci
inonderà. Una forza ci investirà. Dio sarà con noi, perché è con coloro che
amano.
Le giornate si susseguiranno
piene.
A volte forse rallenteremo,
saremo tentati di scoraggiarci, di smettere. E vorremmo tornare alla vita di
prima...
Ma no! Coraggio! Dio ci dà la
grazia.
Ricominciamo sempre.
Perseverando, vedremo lentamente
cambiare il mondo attorno a noi.
Capiremo che il Vangelo porta la
vita più affascinante, accende la luce nel mondo, dà sapore alla nostra
esistenza, ha in sé il principio della risoluzione di tutti i problemi.
E non avremo pace finché non
comunicheremo la nostra straordinaria esperienza ad altri: agli amici che ci
possono comprendere, ai parenti, a chiunque ci sentiamo spinti a darla.
Rinascerà la speranza.”
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