José Aranas, Redazioneweb
Fonte: Città Nuova
Il racconto difficile dell’ufficiale al comando dell’unità
dell’Air Force incaricata di fornire supporto aereo alle isole di Samar e
Leyte. Lui era nei luoghi della tragedia quando quel venerdì 8 novembre
Haiyanha scatenato la sua ira
Il tenente colonnello Fermin Carangan è l’ufficiale al
comando di TOG 8, l’unità dell’Air Force incaricata di fornire supporto aereo
alle isole di Samar e Leyte. Nella mattina di venerdì 8 novembre nel loro
ufficio situato vicino all’aeroporto di Tacloban è scattato l’allarme rosso:
lui e le sue truppe erano stati appena informati dell’arrivo del super-tifone
chiamato Haiyan-Yolanda. Riportiamo la testimonianza del tenente colonnello
Allan Taguba su quel terribile venerdì mattina.
«Alle 6 di mattina di venerdì eravamo fuori dall’ufficio
osservando il cielo. I venti portati da Yolanda erano già forti. Noi (le truppe
dell’Air force a Tacloban) eravamo preparati alla possibilità di una missione
di salvataggio, già giorni prima dell’arrivo previsto di Yolanda. Già prima
delle 7 le piogge hanno cominciato a scendere copiose e ci siamo dovuti
riparare.
Non mi ero accorto che due miei giovani ufficiali erano
appena usciti. Entrambi si erano appena diplomati alla Philippine Military
Academy (PMA). Erano accanto a me prima che ci inghiottisse l’acqua. Poi ne ho
visto uno che tentava di aggrapparsi a un muro diroccato di un edificio
distrutto. Ho tentato di raggiungerlo ma la corrente era troppo forte. C’era
tantissimo panico e confusione.
Ero trasportato sempre più in direzione del mare e tutto
quello che vedevo erano le cime degli alberi di cocco che sparivano nella massa
d’acqua. Improvvisamente ho visto un bambino aggrappato saldamente ad uno di
quegli alberi che galleggiava nella corrente. Per un colpo di fortuna la
corrente mi ha spinto verso il bambino e sono riuscito a toglierlo da quella
sfortunata situazione. L’ho fatto aggrappare al pezzo di legno in cui ero
aggrappato io. Poi abbiamo galleggiato in mezzo al nulla.
In mare abbiamo dovuto affrontare un altro inferno.
Eravamo sballottati dalle onde, onde gigantesche che venivano da ogni
direzione. Venti vorticosi ci sferzavano. Abbiamo bevuto un sacco d’acqua
salata. Mi sentivo veramente stanco. E anche Miguel, il ragazzino. Ho scoperto
che aveva solo 7 anni. «Troppo giovane per morire» ho pensato. Mi è venuta in
mente la mia famiglia. Ho pregato Dio di prendersi cura di mia moglie e dei
miei figli. Ho pensato di aver fatto quello che ogni padre avrebbe fatto per loro,
cioè semplicemente prendersene cura.
Ho pensato anche ai miei uomini. Giorni prima gli avevo
detto di occuparsi della sicurezza delle loro famiglie, specialmente quelle a
Tacloban, poiché la città poteva essere colpita duramente e noi saremmo stati
impegnati nelle missioni di soccorso. Non avrebbero avuto il tempo di cercare
le loro famiglie durante la missione. Ho pensato ai due neo ufficiali della
Military Academy, ho pensato che se fosse capitato a me qualcosa, almeno potevo
dire di aver prestato per un certo tempo un servizio onorevole e professionale.
Questi due giovani ragazzi, invece, erano appena agli inizi e avevano ancora un
futuro luminoso davanti.
Poi ho guardato Miguel. Stava tremando tantissimo a causa
del freddo. Il suo corpo troppo giovane non poteva riusciva a combattere. Mi
disse: «Kuya (che in filippino vuol dire fratello maggiore), ora mi
addormenterò. Sono già così stanco». Realizzai dopo che forse sopravvissi
grazie a questo bambino. Senza di lui avrei mollato. Sono rimasto vivo perché
Dio voleva essere sicuro che quel bambino sopravvivesse. Ho urlato nelle
orecchie di Miguel: «Non dormire! Ce la puoi fare. Guarda siamo già vicino a
terra». Gli ho indicato qualcosa che pensavo fosse un’altra onda lunga, giusto
per risollevare lo spirito di Miguel. Ma poi ho capito che si trattava davvero
del litorale. Davvero esiste un Essere Potente!»
I due sono sopravvissuti alla tempesta Haiyan e al mare
mosso fra Leyte e Samar durante l’assalto del tifone. Trasportati intorno alla
baia nei pressi dell'aeroporto di Tacloban, alla fine sono stati tratti in
salvo lungo le coste di Basey, Samar, intorno alle 13:00 dello stesso giorno.
Sono stati in acqua per 6 ore prima di essere salvati. Basey e Tacloban sono
separati dalle baie di San Pablo e di San Pedro. La devastazione che hanno
visto lungo il litorale di Basey è un'altra storia da raccontare. Alcuni degli
uomini del tenente colonnello Carangan sono ancora dispersi. Quegli uomini
avrebbero dovuto prendere parte alle operazioni di soccorso a Leyte e Samar. Anche loro sono
caduti vittime dell’ira di Haiyan.
Traduzione
di Francesco Carta
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