Fonte: La Republica
Venticinque anni, lavora alla Croce Rossa, è la prima
italiana a vincere il prestigioso premio "Henry Dunant" per i diritti
umani. Il suo lavoro è un "riordino giuridico delle priorità tra
sovranità, solidarietà ed esigenze dei singoli"
I MIGRANTI lasciavano le nostre terre per fame, miseria e
crudeltà padronale, in cerca di una faticata sopravvivenza e di dignità. Oggi
se ne vanno dall'Italia (e ormai vivono all'estero quasi 5 milioni di italiani)
persone, soprattutto giovani, che hanno studiato, che inseguono corsi
postlaurea, che cercano di realizzare le loro ambizioni e i loro sogni dove è
possibile: non qui comunque, dove il futuro di impegno, creatività e carriera
pare non esistere o sembra precluso a troppi. "La mia non è stata una fuga
da casa o dall'Italia. Volevo approfondire la mia formazione in un settore,
quello del diritto umanitario, il cui centro è altrove".
Maria Giovanna Pietropaolo, 25 anni, calabrese, minuta,
occhi verdi, prima di tre sorelle, padre e madre avvocati, famiglia che vive a
Vibo Valentia è, dice lei "cresciuta nell'ideale dei valori cattolici di
impegno verso gli altri". Si è laureata a Firenze in giurisprudenza,
studiando con grandi internazionalisti come Luigi Condorelli, perché "la
mia passione è questa, il diritto internazionale: poi sono stata ammessa
all'Accademia del Diritto Umanitario Internazionale e dei Diritti Umani di
Ginevra, che è un centro di eccellenza nel settore".
Ha concluso il Master, adesso fa tirocinio, con
stipendio, nel Comitato della Croce Rossa Internazionale, e in quell'ambito di
impegno fervente e silenzioso, che evita ogni spettacolarizzazione, è diventata
subito famosa: è infatti la prima italiana a vincere il prestigioso premio
(anche in denaro) Henry Dunant (nel 2005 fu segnalata un'altra italiana, Gloria
Gaggioli, oggi consulente legale della Croce Rossa, ex aequo con Philip Grant).
È un premio che viene dato "a un lavoro accademico eccezionale che
contribuisca ad approfondire e rinnovare l'impegno nel campo dei diritti
umani".
Dice, come la chiamano a Ginevra, Madame Pietropaolo:
"Ho cercato in una prospettiva giuridica come si potrebbero riordinare le
priorità tra sovranità, esigenze primarie dei singoli e solidarietà: sembra
impossibile che di fronte a gente bisognosa di aiuto e ad una società
internazionale desiderosa di fornirlo, ci siano governi che per ragioni
politiche impediscano che questo "atto di umanità" si realizzi".
Quando ciò non è stato possibile? "In molte catastrofi che coinvolgono
migliaia di persone, terremoti, inondazioni, carestie: ed è emblematica la
situazione post-ciclone Nargis, nel 2008 in Birmania, quando la giunta militare
inizialmente rifiutò i soccorsi internazionali mettendo tragicamente a rischio
la popolazione colpita".
È stato un immane massacro avvenuto in Italia a metà
Ottocento a inorridire l'uomo d'affari svizzero Henry Dunant che ne fu
casualmente testimone. La sera del 24 giugno 1859, a Solferino, alla fine di
una battaglia durata 14 ore, tra 230 mila soldati, franco piemontesi contro
austriaci, erano rimasti sul campo più di 6000 morti, 23mila feriti, mentre
12mila erano i dispersi. Nessuno osava avvicinarsi a quel luogo di morte,
sofferenza e abbandono, e fu il fattivo Dunant a convincere la popolazione
locale a occuparsi dei morti e dei feriti, senza badare alla loro divisa,
improvvisando ospedali da campo e fornendo a sue spese medici e medicinali: le
donne della vicina Castiglione delle Stiviere corsero a prodigarsi sul luogo
della carneficina, al grido "Tutti fratelli!". L'eredità umanitaria
di Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa nel 1863, ispiratore della
Convenzione di Ginevra dell'anno successivo, poi, nel 1901, primo Premio Nobel
per la Pace con il francese Frederic Passy, è nata quindi da una catastrofe
bellica.
"Oggi possiamo assistere agli orrori della storia
quasi in prima fila come Dunant, grazie a Internet. Ma le guerre sono così
tante, soprattutto quelle civili con conseguenti genocidi, che non di tutte il
mondo viene informato, come avviene per la Siria: eppure i massacri continuano,
ignorati, per esempio in Congo, in Mali".
Fugge da guerre, da catastrofi naturali, dalla fame,
dalla persecuzione, dalla morte, una moltitudine di disperati che cerca scampo
sulle coste italiane, ma sono centinaia quelli che non ce la fanno, uomini,
donne, bambini, che scompaiono nelle acque del Mediterraneo. "È imperativo
che una simile tragedia si trasformi in azione. Penso proprio ai recenti
naufragi a poca distanza dall'idea di salvezza, e citando Tiziano Terzani, dico
che nel loro orrore, come la post-battaglia di Solferino, costituiscono per la
storia dell'umanità "una grande occasione" che riguarda sia gli alti
livelli della comunità europea e anche tutti noi quando ci si deve confrontare
con gli strascichi di queste tragedie, come la disperazione degli immigrati
nelle nostre città. Guai se tutta questa sofferenza diventasse l'ennesima
occasione persa".
Come dipendente della Croce Rossa, Maria Giovanna deve
rispettare neutralità e imparzialità, e quindi non può parlare di attualità
politica, come la legge "Bossi-Fini" e si limita a dire che
"sull'immigrazione c'è ancora molta strada da fare". Adesso le
piacerebbe mettere in pratica la sua preparazione, attraverso i tanti progetti
di selezione: "Che non riguardano l'assistenza medica, talvolta
prioritaria, ma l'assistenza legale, ugualmente importante nelle situazioni di
grande violenza e caos, per dare aiuto agli individui nei rapporti con le
autorità, per esempio a prigionieri di guerra o a detenuti civili".
Ha voglia di tornare a vivere in Italia? "Non ho la
sensazione di essere altrove perché gli italiani anche a Ginevra sono tanti e
molto brillanti. È una città che offre tante opportunità di crescita
professionale, un incrocio tra culture e lingue molto stimolante. Noi giovani
cresciamo nella splendida consapevolezza che qualunque contributo si riesca a
dare nella vita, lo si dà al mondo intero e non solo al proprio Paese. Siamo
cittadini del mondo, e saremmo felici di sentirci liberi di fare la nostra
parte anche da casa nostra. Se fosse possibile".
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