mercoledì 13 novembre 2013

SARDEGNA: GENERARE L'AMORE

Respiriamo ogni giorno e tocchiamo con mano la violenza dei conflitti, le conseguenze di calamità naturali, ma anche la generosità che suscitano nei cuori delle persone. Ed anche noi, Giovani per un Mondo Unito ci siamo chiesti: “ma là dove la nostra quotidianità sembra filare liscia come l’olio,  cosa possiamo fare e quale può essere il nostro contributo per migliorare la qualità della vita delle persone che abbiamo intorno”?
Tanti di noi sono impegnati nelle proprie parrocchie di appartenenza e nel sociale, ma ci siamo sentiti chiamati a rispondere sempre più concretamente all’invito di Papa Francesco di “andare verso le periferie esistenziali”.
Cagliari è per noi oggi un cantiere aperto, settimanalmente diamo la nostra disponibilità alla Caritas e più volte alla settimana siamo presenti per la catechesi e l’animazione delle S. Messe nel carcere di Cagliari.
Anche io, da circa un anno, do’ la mia disponibilità alla Caritas in una parrocchia di Cagliari, nel reparto indumenti/giocattoli e alimenti di prima necessità.
Uno dei nostri compiti è quello di smistare il vestiario che tante famiglie generose fanno arrivare: eliminando tutto ciò che ci appare vecchio, rovinato e quindi non presentabile; con tanto amore e rigore li sistemiamo negli appositi scaffali e poi la cosa più coinvolgente e forte viene vissuta proprio nel servire le persone bisognose.
La Caritas è una realtà molto delicata, perché si entra in contatto diretto con delle persone che presentano situazioni di vita non facili.
Vedi con i tuoi occhi la tristezza nei visi, senti con le tue orecchie la disperazione di non avere nemmeno un litro di latte con il quale fare colazione o un giubbotto caldo con il quale uscire! Tocchi con mano ogni tipo di disagio: mamme con figli piccoli, genitori disoccupati, extracomunitari.
E ogni volta, mi chiedo: io Carla, cosa posso fare oggi per rendere felice quella persona? E la mia risposta è sempre la stessa, ogni giorno: Amarla con la A maiuscola.
Mi sono ritrovata spesso ad ascoltare anche le situazioni meno facili e lì, l’unica cosa da fare, è essere se stessi ed esserlo fino in fondo, con un grande cuore totalmente aperto al prossimo che in quel momento mi passa accanto.
Per esempio io a inizio autunno avevo pensato: “questi maglioni prima o poi li indosserò, decido di tenerli ancora nel guardaroba”, poi ad un tratto il mio atteggiamento è cambiato.
Ho iniziato a stare più attenta a certe cose che prima davo per scontate e ho compreso che con alcuni gesti semplici posso rendere felici altre persone.
Donando il mio maglione preferito una ragazza sarebbe stata al settimo cielo; con quel pupazzo che tengo sul letto avrei fatto felice un bambino; con quegli stivali con la pelliccia avrei potuto scaldare i piedi di una signora….; e poi è magnifico il passaparola: chiedere ai parenti, ai vicini di casa se hanno del vestiario che non utilizzano e preparare insieme a loro tantissime buste da portare con me!
Inizi a pensare all’altro e non più solo a te stessa, inizi a fare sacrifici anche nel mangiare: non lascio più un ultimissimo cucchiaio di pasta perché non mi va più, piuttosto lo mangio perché molte persone lo desidererebbero e non è giusto che lo si sprechi.
Concludo con una frase attraverso la quale possiamo riflettere: “Se uno vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’Amore di Dio?”.
L’esperienza Caritas arricchisce e io auguro a tutti voi di poterla sperimentare, perché è un continuo generare Amore! 

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