venerdì 27 dicembre 2013

FORTALEZA: SPRIGIONARE L’AMORE

I GMU di Fortaleza ci scrivono:
“Vi scriviamo da Fortaleza, una città del Nordest brasiliano, per raccontare l’esperienza che abbiamo fatto nel nostro Natale.
Tutto è venuto da una inquietudine di una Giovane per un Mondo Unito (GMU). Lei dice: “non è giusto rimanere in un sontuosa cena di Natale mentre tanti che vivono per la strada non hanno niente da mangiare!” Condividendo questo disagio con un altro giovane, lui subito rispondi di si a lanciarsi a fare qualcosa per i più bisognosi.
Il 25 dicembre, ci siamo incontrati tutti insieme. Avevamo poco cibo: un pacco di pane, un po’ di formaggio, mortadella, salsiccia... In nessun momento abbiamo avuto paura di non aver niente da dare, perché il pensiero era di dare più che il pane: era conoscerli, sentirli, guardarli negli occhi... Alla fine, eravamo in otto che preparavano i panini! Tanti hanno portato anche vestiti da dare. Era veramente incredibile vedere la multiplicazione del materiale da donare, perché alla fine avevamo raggiunto più di tre pacchi di pane, acqua, torta... Si vedeva il miracolo!
Parlando con la gente per strada, si vedeva che l’importante non è soltanto il pane, ma soprattutto una parola, un momento per fermare e poter sentirli. Una signora ha detto che aveva febbre, non avevamo nessuna medicina, ma siamo rimasti chiacchierando, ascoltando le sue storie. Quando ci siamo salutati, lei ha ringraziato e ha detto che non aveva più febbre, perché l’abbiamo sentita, perché abbiamo portato (nelle sue parole) “quel pane per l’anima”.
Un GMU scrive:
“Oggi è stato un giorni interessante per me. Da tanto tempo volevo donarmi nel Natale, fare un po’ di più per coloro che sono dimenticati nelle vie della città. Benché avevo un po’ di soldi, ho pensato che ancora molto poco, io potevo dare più. Arrivando lì, ho visto che “il molto” non era interessante, quello che era importante era una chiacchiera, uno sguardo, un sentimento di compassione. Oggi dormo felice, però ancora un po’ inquieto, perché so che posso fare di più. Più del cibo loro hanno bisogno di quello che noi portiamo dentro ma per paura fatichiamo a sprigionare: l’amore.”

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