Di Massimo Toschi
Fonte: Città Nuova
Ha conosciuto la lotta armata e la prigione, ha scelto il
perdono, la non violenza, la riconciliazione e la verità chiedendo alla
politica di rendere possibile l’impossibile: cambiare la storia culturale di un
Paese e diventare un simbolo per il mondo senza usare armi
Ieri sera 5 dicembre è morto Nelson Mandela. Grazie per
la sua vita, arrivata alla sua conclusione, sazia di giorni, secondo la parola
delle Scritture. Madiba, come lo chiamavano tutti con grande affetto, è finalmente
entrato nella terra del santo riposo ed è entrato con pace e dignità.
Ha vissuto tutta la sua vita al servizio del suo popolo e
del suo paese. Ha passato quasi trent’anni nelle prigioni del governo
sudafricano che aveva fatto dell’apartheid, il suo programma. Ha conosciuto la
lotta armata, ma poi ha capito che altre erano le armi con cui avrebbe vinto la
grande battaglia di civiltà del suo popolo: il rifiuto dell’odio, la forza del perdono, la verità delle vittime, la
conversione dei carnefici, la riconciliazione come grande sfida per il presente
e il futuro del suo Paese.
Il suo senso della politica era vivere sulla frontiera
dell’impossibile, dal carcere alla leadership del Sud Africa, facendo della
prigione il luogo di una straordinaria riflessione culturale e politica. Il
futuro del Sud Africa non poteva avere lo stigma della vendetta che avrebbe
lacerato e devastato il Paese per un tempo infinito.
Proprio guardando Joannesburg dal ghetto di Soweto (tre
milioni e mezzo di persone segregate) era
evidente che se fosse iniziata una guerra civile, il popolo avrebbe
pagato un prezzo di sangue indicibile e intollerabile: tutti avrebbero perso e
nessuno avrebbe vinto. La scelta
vincente del perdono, della non violenza, della riconciliazione e della
verità rappresenta un passaggio decisivo nella storia culturale e politica del
suo Paese e di tutto il mondo. Ciò che era impossibile apparve possibile e la
politica trovò nel rendere possibile l’impossibile la sua vera vocazione.
Da presidente della Repubblica volle nel suo governo un
ministero dei bambini, delle donne e dei disabili, cioè un ministro difensore dei più deboli, a indicare una straordinaria
attenzione alle persone più sofferenti anche nel nuovo Sud Africa, verrebbe da
dire un ministero delle vittime, perché la vera forza del potere era ascoltare
i più feriti e da li costruire il nuovo Paese.
La virtù e la cultura del perdono che fondano
la presidenza Mandela e che rappresentano il contributo dell’Africa al futuro
del mondo sono una profezia e diventano visione e sapienza per tutti. Si può e
si deve cambiare la storia senza le armi: questo è il vero insegnamento che
viene da questo maestro della libertà.
Si può colpire al cuore la malattia delle malattie che è l’odio. Si può guardare ai conflitti con gli occhi delle
vittime, che sono gli occhi della verità contro gli interessi e le ideologie,
che invece vivono dei conflitti e li alimentano. Si può e si deve uscire dalla
prigionia dell’inimicizia per raggiungere il porto pacifico della fraternità.
Attraverso Mandela, l’Africa parla a se stessa e parla al mondo. Oltre la retorica di queste ore un’altra politica è
possibile. Questo ce lo insegna Madiba con le sue parole e con le sue azioni:
un maestro di giustizia e di non violenza di questo secolo che inizia. La sua
autorità morale, maturata in quasi trent’anni di carcere, nasce da una libertà
dal potere che lo spinge a rinunciare al suo secondo mandato da presidente
delle Repubblica, nonostante tutto il popolo lo richiedesse. Era il potere che
era illuminato dall’autorità e non il contrario: una straordinaria lezione
politica, in un tempo di mediocrità come l’attuale.
Ai suoi figli spirituali, a coloro che si rifanno alle
sue idee, il compito di operare nella storia concreta e nei giorni amari dei
conflitti secondo la forza del perdono e non della vendetta, credendo che
l’impossibile è possibile. Pensiamo al Medio Oriente o alla zona del
Centrafrica. La guerra e le armi hanno mostrato il loro fallimento e allora
appare praticabile solo la strada di Madiba. Se falliremo, sarà perché noi ci
siamo voltati indietro e siamo stati pietrificati dalla violenza mentre le
parole di Madiba ci insegnano che si possono ascoltare le vittime come maestri
di pace e allora la verità il perdono e la riconciliazione diventeranno le
pietra angolari della casa della pace.
Nessun commento:
Posta un commento