Da Bangui, Republica Centro African, i nostri ci scrivono
della situazione che stanno vivendo:
“Carissimi tutti,
sappiamo che molti seguono con attenzione l’evolversi
della situazione in RCA. Ancora negli ultimi giorni ci sono stati scontri in
alcuni quartieri di Bangui, è una situazione prevedibile visto che il disarmo
non è semplice e persistono zone di influenza, o possiamo dire d’occupazione
dei combattenti ‘Anti-Balaka’ che si contrappongono ai ‘Seleka’.
Ma è anche vero che il centro città e le strade
principali della capitale sono sorvegliate dalle truppe francesi, questo ha
permesso una piccola ripresa delle attività e della circolazione.
L’aspetto più drammatico resta per la popolazione che si
trova ad essere coinvolta direttamente in questi scontri. Dal 5 dicembre, data
del primo attacco degli ‘Anti-Balaka’ vi è stato un vero esodo di popolazione
verso zone ritenute più sicure: Chiese cattoliche protestanti o moschee per i
mussulmani, Seminari cattolici, zone e campi in prossimità della città, il
territorio dell’aereoporto (protetto dalle truppe francesi). Il massacro in
quel periodo ha superato i 1000 morti. L’aspetto religioso cristiani contro
mussulmani e viceversa è utilizzato per fini economici e politici, ma di fatto
resta un grave problema nelle coscenze dei fedeli. Come parlare di perdono
quando si è assistito al massacro di persone care? ...si è innescato un ciclo
di vendette che va al dilà di semplici schieramenti.
Ed ora è tempo non solo di insicurezza ma di fame.
La popolazione ha finito le poche scorte, le attività
commerciali riprendono a singhiozzo e a rischio della vita di chi si azzarda a
spostarsi per cercare rifornimenti. I prezzi sono alle stelle. Vengono fatte
delle distribuzioni dal PAM ed altre ONG, ma non rispondono agli enormi
bisogni, tanto che vi sono minacce, furti e aggrassioni durante queste
distribuzioni.
A Bangui vi è una piccola ma vivace comunità dei
focolari, giovani famiglie, ragazzi...
Molti di loro restano tutt’ora rifugiati dove hanno
trovato, alcuni tornano a casa durante il giorno e per la notte ritornano nei
rifugi. Intanto si attivano per aiutare ed essere a disposizione per aiuti vari
nei quartieri e nei rifugi, o accolgono persone nelle loro case quando sono in
quartieri piu tranquilli.
Eliane e Max, si
sono attivati per il loro quartiere coinvolgendo una sessantina di persone per
l’assistenza degli anziani e malati che non possono spostarsi nei rifugi,
rimanendo isolati in zone pericolose, e più bisognosi di aiuto.
Dopo aver distribuito la loro comunione di beni e fatto
un censimento dei casi urgenti (quasi 500 casi tra persone con handicaps,
anziani e malati, mamme incinta o con bambini piccoli) scrivono a vari organismi per chiedere aiuto.
Altri si attivano nei campi dei rifugiati assistendo le
persone in vario modo, ma cercando soprattutto di seminare speranza con piccoli
gesti di riconforto. Nelle difficoltà innumerevoli, si è coscienti che si
possiede un ‘dono’. Il carisma dell’unità è stato dato a Chiara in tempi simili
al nostro, sentiamo che è la nostra forza.
Preghiamo per la pace in RCA.”
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