Ho preso quasi uno shock quando un omaccione tatuato, un
‘mangiapreti’, che vendeva biscotti in un mercato della Val d’Aosta, alla
notizia che avevo finito le ferie e rientravo a Roma, mi ha detto: “Saluta
Francesco!” con un tono come se il Papa fosse il suo amico più caro.
Un’altra sorpresa è stata la notizia che Vanity Fair,
rivista non certo di Chiesa ma di star, gossip e moda, aveva eletto papa
Francesco “uomo dell’anno”, dedicandogli la copertina del numero del 10 luglio
2013 e scrivendo: «I suoi primi cento giorni lo hanno già messo in testa alla
classifica dei leader mondiali che fanno la storia. Ma la rivoluzione
continua»[1] .
Papa Francesco si è presentato con umiltà fin dal suo
primo incontro con la gente, si è inchinato ed ha chiesto preghiere. Una novità
di stile che ha subito destato l’interesse dei media.
Interesse che non è scemato nei giorni successivi.
Tutt’altro! Il comportamento di ‘uomo come tutti’ del Papa rompeva con lo stile
pregresso: “non ha voluto usare la macchina del Papa ma è tornato nel pulmino
con i cardinali”, “ha telefonato al suo calzolaio di Buenos Aires”, “è rimasto
ad abitare con tutti a Santa Marta”… i media lo seguivano in ogni sua mossa e
la gente parlava di lui negli uffici ed ai crocicchi come fosse l’attore preferito
di un programma tv a puntate.
Il mistero deve entrare nel cuore
E papa Francesco? Ha continuato la sua vita con stile
sobrio e con orizzonti chiari: fiducia nella misericordia e nell’amore di Dio,
nella sua “rivoluzione della tenerezza”; sequela di Cristo uscendo verso le
“periferie esistenziali”, senza cadere “nella tentazione di addomesticare le
frontiere: si deve andare verso le frontiere – ha detto ai redattori di Civiltà
Cattolica - e non portare le frontiere a casa per verniciarle un po’ e addomesticarle”
[2]. L’ha testimoniata questa sua preferenza per gli ultimi: il giovedì santo
ha celebrato nelle carceri e il suo primo viaggio lo ha fatto a Lampedusa,
terra segnata dall’immigrazione e dai suoi morti in mare. La sua vita diviene
simbolo esplicativo del suo messaggio.
Papa Francesco ama col cuore, con quell’empatia che ha
detto“necessaria per stabilire un dialogo tra amici” [3] e che lo fa vicino a
chiunque lo incontri, rendendo i suoi gesti affabili. Particolarmente toccanti
sono soprattutto gli abbracci intensi alle persone che soffrono. “Forse abbiamo
ridotto il nostro parlare del mistero ad una spiegazione razionale; nella
gente, invece, il mistero entra dal cuore” [4] ha detto all’episcopato
brasiliano, applicando inconsciamente al mistero una lezione di marketing: si
arriva al pubblico con il linguaggio delle emozioni e non con quello razionale.
I leader del mondo odierno, sono frutto di costruzioni
studiate da spin doctor di fama, esperti di comunicazione, psicologia,
semiotica e statistica. Invece uno dei motivi di ‘successo’ di papa Francesco
sta proprio nel suo essere quello che è, un uomo autentico, un esemplare
ritrovato di una razza che pareva estinta. La sua semplicità, la sua coerenza,
il suo dirsi peccatore uguale a noi, il suo “Chi sono io per giudicare…”, lo
fanno credibile; per questo le sue parole sono richieste, ascoltate e attese.
Da qui l’interesse dei media a continuare a farne notizia.
La verità: va sempre con l'amore
Indubbiamente papa Francesco sa comunicare.
“Non accumulate tesori sulla terra, perché alla fine si
perdono (…) Io non ho mai visto un camion di traslochi dietro un corteo
funebre” [5]: è un suo tipico inciso, una specie di vignetta che, mentre
suscita un sorriso, incide e forma.
Il suo è un linguaggio comprensibile e popolare, ma
riesce a esprimere interamente la ricchezza dei contenuti di fede. Nulla è
stereotipato nel suo dire ma tutto è fresco, sintetico, essenziale… è quello
che ci vuole e non è di più né di meno. Un cristiano non usa un “linguaggio socialmente
educato”, incline all’ipocrisia, ma si fa portavoce della verità del Vangelo
con la stessa trasparenza dei bambini, – lo ha evidenziato in una delle sue
omelie mattutine – spiegando che l’ipocrisia “non è un linguaggio di verità,
perché la verità mai va da sola. Mai! Va sempre con l’amore!” [6]
Quanto dice è colorato di storie e immagini in tono con
il comunicare di oggi. Parla sempre chiaro ma senza imporsi e focalizza bene i
suoi discorsi. Le sue omelie vertono spesso su parole da ricordare: “Tre parole:
andate, senza paura, per servire” è stato ad esempio il messaggio lasciato ai
giovani nella GMG di Rio.
Creatività: l'attrattiva dell'inaspettato
Papa Francesco è un creativo: “il risultato del lavoro
pastorale non si appoggia sulla ricchezza delle risorse, ma sulla creatività
dell’amore” è stato questo un altro suo suggerimento all’episcopato brasiliano
[7]. La creatività è un’arma vincente nella comunicazione, avvince la gente
nell’attesa dell’inaspettato, la fa poi messaggera di passa parola sull’accaduto:
“Hai visto la suora anziana vestita di bianco che volava in alto tra le braccia
di una guardia perché il papa la voleva in prima fila?”. E si pubblica quel
minuto originale su Youtube, perché migliaia di altre persone è certo che lo
guarderanno.
Papa Francesco sorride. Papa Francesco accoglie. Spiega
che certi dolori non si possono togliere ma si possono ‘accompagnare’ come ha
fatto Gesù. Rischia la pelle affrontando il bagno di folla per farsi messaggero
di un Dio vicino…
Più lo si segue più diventa lampante l’unicità dello spin
doctor alle sue spalle: è lo Spirito di verità che procede dal Padre e che
continua a rinnovare la faccia della terra, anche tramite papa Francesco.
E si coglie pure che il suo saper comunicare con gli
uomini ha radice nella sua buona comunicazione con Dio.
(Articolo pubblicato su Gen’s – rivista di vita
ecclesiale, anno XLIII n.3, luglio-settembre 2013)
____________________________
[1]cf
http://www.vanityfair.it/news/italia/13/07/09/cover-vanity-papa-francesco
[2] Francesco, Discorso alla Comunità degli Scrittori de
“La Civiltà Cattolica”, Città del Vaticano,
14 giugno 2013.
[3] Francesco, Discorso alla Cerimonia di benvenuto in
occasione della XVIII Giornata Mondiale della Gioventù, Giardino del Palazzo
Guanabara di Rio de Janeiro, 22 luglio 2013.
[4] Francesco, Discorso all’incontro con l’Episcopato
brasiliano, Arcivescovado di Rio de Janeiro, 27 luglio 2013.
[5] Francesco, “Alla ricerca del vero tesoro”,
Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae di venerdì 21
giugno 2013 in “L’Osservatore Romano”, ed. quotidiana, 22 giugno 2013.
[6] Francesco, “Impariamo il linguaggio dei bambini”,
Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae di martedì 4
giugno 2013 in “L’Osservatore Romano”, ed. quotidiana, 5 giugno 2013.
[7]
Francesco, Discorso all’incontro con l'Episcopato brasiliano, Arcivescovado di
Rio de Janeiro, 27 luglio 2013.
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