martedì 14 gennaio 2014

Papa Francesco, un comunicatore nato

Ho preso quasi uno shock quando un omaccione tatuato, un ‘mangiapreti’, che vendeva biscotti in un mercato della Val d’Aosta, alla notizia che avevo finito le ferie e rientravo a Roma, mi ha detto: “Saluta Francesco!” con un tono come se il Papa fosse il suo amico più caro.
Un’altra sorpresa è stata la notizia che Vanity Fair, rivista non certo di Chiesa ma di star, gossip e moda, aveva eletto papa Francesco “uomo dell’anno”, dedicandogli la copertina del numero del 10 luglio 2013 e scrivendo: «I suoi primi cento giorni lo hanno già messo in testa alla classifica dei leader mondiali che fanno la storia. Ma la rivoluzione continua»[1] .
Papa Francesco si è presentato con umiltà fin dal suo primo incontro con la gente, si è inchinato ed ha chiesto preghiere. Una novità di stile che ha subito destato l’interesse dei media.

Interesse che non è scemato nei giorni successivi. Tutt’altro! Il comportamento di ‘uomo come tutti’ del Papa rompeva con lo stile pregresso: “non ha voluto usare la macchina del Papa ma è tornato nel pulmino con i cardinali”, “ha telefonato al suo calzolaio di Buenos Aires”, “è rimasto ad abitare con tutti a Santa Marta”… i media lo seguivano in ogni sua mossa e la gente parlava di lui negli uffici ed ai crocicchi come fosse l’attore preferito di un programma tv a puntate.
Il mistero deve entrare nel cuore
E papa Francesco? Ha continuato la sua vita con stile sobrio e con orizzonti chiari: fiducia nella misericordia e nell’amore di Dio, nella sua “rivoluzione della tenerezza”; sequela di Cristo uscendo verso le “periferie esistenziali”, senza cadere “nella tentazione di addomesticare le frontiere: si deve andare verso le frontiere – ha detto ai redattori di Civiltà Cattolica - e non portare le frontiere a casa per verniciarle un po’ e addomesticarle” [2]. L’ha testimoniata questa sua preferenza per gli ultimi: il giovedì santo ha celebrato nelle carceri e il suo primo viaggio lo ha fatto a Lampedusa, terra segnata dall’immigrazione e dai suoi morti in mare. La sua vita diviene simbolo esplicativo del suo messaggio.
Papa Francesco ama col cuore, con quell’empatia che ha detto“necessaria per stabilire un dialogo tra amici” [3] e che lo fa vicino a chiunque lo incontri, rendendo i suoi gesti affabili. Particolarmente toccanti sono soprattutto gli abbracci intensi alle persone che soffrono. “Forse abbiamo ridotto il nostro parlare del mistero ad una spiegazione razionale; nella gente, invece, il mistero entra dal cuore” [4] ha detto all’episcopato brasiliano, applicando inconsciamente al mistero una lezione di marketing: si arriva al pubblico con il linguaggio delle emozioni e non con quello razionale.
I leader del mondo odierno, sono frutto di costruzioni studiate da spin doctor di fama, esperti di comunicazione, psicologia, semiotica e statistica. Invece uno dei motivi di ‘successo’ di papa Francesco sta proprio nel suo essere quello che è, un uomo autentico, un esemplare ritrovato di una razza che pareva estinta. La sua semplicità, la sua coerenza, il suo dirsi peccatore uguale a noi, il suo “Chi sono io per giudicare…”, lo fanno credibile; per questo le sue parole sono richieste, ascoltate e attese. Da qui l’interesse dei media a continuare a farne notizia.
La verità: va sempre con l'amore
Indubbiamente papa Francesco sa comunicare.
“Non accumulate tesori sulla terra, perché alla fine si perdono (…) Io non ho mai visto un camion di traslochi dietro un corteo funebre” [5]: è un suo tipico inciso, una specie di vignetta che, mentre suscita un sorriso, incide e forma.
Il suo è un linguaggio comprensibile e popolare, ma riesce a esprimere interamente la ricchezza dei contenuti di fede. Nulla è stereotipato nel suo dire ma tutto è fresco, sintetico, essenziale… è quello che ci vuole e non è di più né di meno. Un cristiano non usa un “linguaggio socialmente educato”, incline all’ipocrisia, ma si fa portavoce della verità del Vangelo con la stessa trasparenza dei bambini, – lo ha evidenziato in una delle sue omelie mattutine – spiegando che l’ipocrisia “non è un linguaggio di verità, perché la verità mai va da sola. Mai! Va sempre con l’amore!” [6]
Quanto dice è colorato di storie e immagini in tono con il comunicare di oggi. Parla sempre chiaro ma senza imporsi e focalizza bene i suoi discorsi. Le sue omelie vertono spesso su parole da ricordare: “Tre parole: andate, senza paura, per servire” è stato ad esempio il messaggio lasciato ai giovani nella GMG di Rio.
Creatività: l'attrattiva dell'inaspettato
Papa Francesco è un creativo: “il risultato del lavoro pastorale non si appoggia sulla ricchezza delle risorse, ma sulla creatività dell’amore” è stato questo un altro suo suggerimento all’episcopato brasiliano [7]. La creatività è un’arma vincente nella comunicazione, avvince la gente nell’attesa dell’inaspettato, la fa poi messaggera di passa parola sull’accaduto: “Hai visto la suora anziana vestita di bianco che volava in alto tra le braccia di una guardia perché il papa la voleva in prima fila?”. E si pubblica quel minuto originale su Youtube, perché migliaia di altre persone è certo che lo guarderanno.
Papa Francesco sorride. Papa Francesco accoglie. Spiega che certi dolori non si possono togliere ma si possono ‘accompagnare’ come ha fatto Gesù. Rischia la pelle affrontando il bagno di folla per farsi messaggero di un Dio vicino…
Più lo si segue più diventa lampante l’unicità dello spin doctor alle sue spalle: è lo Spirito di verità che procede dal Padre e che continua a rinnovare la faccia della terra, anche tramite papa Francesco.
E si coglie pure che il suo saper comunicare con gli uomini ha radice nella sua buona comunicazione con Dio.

(Articolo pubblicato su Gen’s – rivista di vita ecclesiale, anno XLIII n.3, luglio-settembre 2013)
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[1]cf http://www.vanityfair.it/news/italia/13/07/09/cover-vanity-papa-francesco
[2] Francesco, Discorso alla Comunità degli Scrittori de “La Civiltà Cattolica”, Città del Vaticano,  14 giugno 2013.
[3] Francesco, Discorso alla Cerimonia di benvenuto in occasione della XVIII Giornata Mondiale della Gioventù, Giardino del Palazzo Guanabara di Rio de Janeiro, 22 luglio 2013.
[4] Francesco, Discorso all’incontro con l’Episcopato brasiliano, Arcivescovado di Rio de Janeiro, 27 luglio 2013.
[5] Francesco, “Alla ricerca del vero tesoro”, Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae di venerdì 21 giugno 2013 in “L’Osservatore Romano”, ed. quotidiana,  22 giugno 2013.
[6] Francesco, “Impariamo il linguaggio dei bambini”, Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae di martedì 4 giugno 2013 in “L’Osservatore Romano”, ed. quotidiana, 5 giugno 2013.
[7] Francesco, Discorso all’incontro con l'Episcopato brasiliano, Arcivescovado di Rio de Janeiro, 27 luglio 2013.

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