sabato 23 agosto 2014

Siracusa Summer 2014: “Aprire i nostri orizzonti”

Di Raffaele Natalucci (Roma)
Quest’estate il Campus di Siracusa ha offerto a decine di giovani, provenienti da tutta Italia, la possibilità di vivere un’esperienza di fraternità stando a contatto con gli ultimi: dai bambini di un quartiere di periferia ai minori migranti ospitati nel centro di prima accoglienza di Priolo.
Illuminanti sono state le parole di un professore di educazione fisica: “L’insegnante ha senso se ha davanti studenti ai quali la società non consente di esprimersi”; oppure quelle dell’ex sindaco di Siracusa “La fraternità non è buonismo ma una categoria politica, per mezzo della quale è possibile superare i conflitti identitari”.
Le attività di workshop svolte a contatto con i bambini sono state un’occasione per conoscere contraddizioni e ferite più o meno profonde, ad esempio figli di genitori in carcere o parenti coinvolti di recente in scontri a fuoco. Accanto a questa realtà traspare dagli abbracci, dall’aggressività e dalle provocazioni dei bambini un costante bisogno di punti di riferimento e di persone fidate: in sostanza una continua ricerca di affetto. L’esperienza vissuta con loro ha spinto noi animatori a conoscerci e a mettere in comune le nostre capacità, attitudini e interessi, amplificandoli al massimo.

Ciò che rimane dopo la visita al centro d’accoglienza di Priolo è il rapporto umano e il legame forte, stretto con i migranti. Parlare con  giovani provenienti da paesi africani o dal Medio Oriente ci ha consentito di spostare in avanti e di aprire i nostri orizzonti: è stato un conoscersi e un riconoscersi sperimentando un’affinità di speranze e di visioni del mondo! Come nel caso di alcuni giovani provenienti dal Gambia con i quali ci siamo sentiti di scommettere sulla possibilità di costruire un futuro in Italia; al momento di salutarci le parole “buona fortuna” e gli abbracci esprimevano tutto il calore di una famiglia.
Assistendo allo spettacolo in cui i bambini hanno espresso e messo in scena il lavoro svolto nei workshop e guardando la sala gremita di bambini e genitori ho capito  di aver appena vissuto la più forte esperienza di “antimafia” possibile. Le immagini  che descrivono più realisticamente l’esperienza del campus e la crescita che ne è scaturita, sono quelle realizzate dai bambini del laboratorio di pittura: nei ritratti e nei paesaggi inizialmente il colore dominante era il nero(significativo che un disegno raffigurava una chiesa circondata dai rovi).  Nei giorni successivi qualcosa è cambiato!
Un bambino descrivendo il suo disegno racconta: “La foglia che vola via dal ramo è la mia libertà”!

In poco tempo abbiamo visto che i rovi hanno lasciato il posto alle rose e il buio ha fatto spazio al sole!

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