“Ciao, mi chiamo Laura e vengo dall’Olanda. Nel mio Paese
ogni anno viene organizzata una giornata nazionale per i giovani cattolici: si
sta insieme nella fede, si condividono le esperienze, ci si diverte con musica
dal vivo e cibo, s’incontrano anche altri giovani cattolici.
Durante la preparazione a questo festival ci ha
contattato l’emittente televisiva Talpa. Stavano
facendo un programma commerciale dove un attore e un cantante visitano diversi
gruppi in Olanda che condividono una passione o uno stile di vita. Stanno col
gruppo tutto il tempo, fanno qualche intervista e alla fine preparano una bella
cena per ringraziarli. Quando hanno sentito di questo festival, volevano
passare il finesettimana con noi per il loro programma televisivo.
Era un periodo di grande critica per la Chiesa Cattolica
in Olanda e sentivamo che sarebbe stata un’opportunità grande mostrare a tutta
la nazione una chiesa giovane, vivace e piena di forza e coraggio. Allo stesso
tempo ci veniva un po’ di timore, non sapendo come alla fine avrebbero
modificato le interviste per la trasmissione finale. Dopo qualche incontro con
i produttori di questo programma, hanno scelto tre giovani per fare
un’intervista durante il festival, due ragazzi gen ed io.
Sentendo le domande che mi avrebbero fatto, si capiva che
volevano creare un’immagine di un giovane cattolico secondo un preciso
stereotipo: noioso e con una visione limitata sul mondo. Mi chiedevano tanto
sui rapporti pre-matrimoniali, il vivere e predicare il Vangelo, i pregiudizi
che esistono nella Chiesa oggi e le scelte che stavo facendo nella vita in quel
momento. Ci ho dovuto pensare qualche giorno prima di accettare. Tanti pensieri
giravano nella mia testa: ‘Non si sa chi guarderà questo programma: forse i
miei amici dell’università, i vicini di casa, professori, persone che non mi
accettavano per causa della mia fede’. Ero sicura che con questa intervista
avrei trasmesso una certa immagine di me a tutto il Paese. E questo non mi
lasciava tranquilla. Però allo stesso tempo pensavo: in Olanda non ci sono
guerre, non c’è povertà come in altri paesi del mondo, non abbiamo i disastri
naturali né la persecuzione dei cristiani o di altri popoli. Viviamo in un
paese libero in cui possiamo fare e dire quello che vogliamo. E forse questa
libertà era il mio nemico più grande in quel momento. Ho dovuto fare un passo
grandissimo per superare questa paura di espormi davanti ad un pubblico di 1.500.000 persone. Nella giornata dell’intervista ho
fatto una ‘prova’ con un amico. Lui ha potuto aiutarmi a rimanere autentica,
così come sono, rispondendo alle domande con un cuore puro. Questo coraggio
ricevuto da lui, che è più grande di me, sarà per sempre un ricordo vivo e
vicino al mio cuore.
L’intervista è andata
molto bene. Ho provato a rimanere nell’amore verso questo cantante e attore ricordandomi
che essi non sapevano niente della Chiesa e del Movimento dei Focolari. Ripetevo
a me stessa: andare fuori Laura, andare fuori! Sono contenta che ho potuto
costruire in questo modo un pezzo di Mondo Unito, un pezzo di una Chiesa
giovane e vivace, con una nuova generazione che crede nel futuro di questa
Chiesa. Sì, di sicuro ci saranno le persone che vedranno l’intervista e faranno
commenti negativi o non vorranno più rimanere in contatto con me. Però l’essere
rimasta fedele a Dio e al suo piano su di me come giovane cattolica di fronte a
milioni di persone mi dà una grandissima gioia. Una testimonianza più grande
della mia fede e della mia passione per un Mondo Unito non avrei potuto dare.”
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