Appena arrivato ho preso
contatto con il focolare e ho trovato persino un gruppo di GMU che stava proprio
per nascere. E a mia grande sorpresa tutti i GMU erano musulmani. Ho cominciato
a fare gli incontri con loro ma dentro di me mi dicevo che era impossibile che
dei musulmani potessero vivere per la fraternità universale come me.
Dopo alcuni incontri mi sono
reso conto che c’era una certa riluttanza al mio linguaggio solito cristiano e
questo mi ha messo in guardia e mi sono detto: ‘vorrei prima scoprire questi amici.’
Un adulto cristiano che ci
accompagnava negli incontri aveva un linguaggio aperto e questo mi ha aiutato a
fargli delle domande. E lui mi ha dato alcune indicazioni.
Poi gli ho chiesto: ma loro
danno lo stesso significato alla sofferenza come noi cristiani? E la risposta
era: ‘comunque loro abbracciano il dolore’.
Per me è stata una grande scoperta e mi sono detto: ‘ma sono come me!’
A questo punto mi sono messo a
costruire rapporti con ciascuno di loro e mi sono detto che anch’io devo
perdere il mio linguaggio. Poco a poco, la realtà dell’insieme è cresciuta come
numero e come maturità. Abbiamo vissuto tante esperienze che ci hanno portato a
sentirci veri fratelli.
Qualche mese fa mi hanno detto:
‘Jean Paul si direbbe che sei diventato musulmano
perché non si vede il tuo essere cristiano.’ E mi hanno chiesto di
condividere con loro il mio essere cristiano, soprattutto il linguaggio
cristiano che volevano conoscere anche loro, perché hanno visto che facevo mio
il loro linguaggio.
Questo è stato una grande gioia
per me, perché era l’amore reciproco che si manifestava. Certamente
quest’esperienza non è ancora finita, andrà avanti.
La stessa esperienza ho fatto
anche all’università. Quando sono arrivato i corsi erano già incominciati e
dovevo prendere gli appunti dagli altri studenti. Ma loro hanno saputo – non so
come mai – che non ero musulmano e mi hanno messo da parte. In qualche maniera
sono riuscito a trovare gli appunti presso i miei professori.
Dopo un po’ di tempo verso la
fine del semestre alcuni di loro non sono più venuti a lezione e mi hanno
chiesto i miei appunti.
Devo ammettere che mi è venuta
l’idea di dire di no… ma mi sono detto che devo fare il primo passo amandoli.
Ho cominciato a dare a loro i miei appunti senza problemi e pian piano è nata
una certa amicizia fino al punto che hanno cominciato a insegnarmi la loro
cultura, le loro danze e anche il modo di comportarsi in Algeria.
Alcuni di loro hanno cominciato
a invitarmi da loro, cosa rara per uno straniero. E spesso dopo l’università
uno di loro mi propone di accompagnarmi da me. Un giorno 3 di loro volevano
accompagnarmi e mi dicevano: ‘Scegli tu…’.
Questo per me è una grande
gioia e un frutto dell’amore reciproco. Anche qui: l’esperienza continua.”
Nessun commento:
Posta un commento