«Abbiamo bisogno di dilatare il cuore sulla misura del Cuore di Gesù.
Quanto lavoro! Ma è l’unico necessario. Fatto questo, tutto è fatto. Si tratta
di amare ognuno che ci viene accanto come Dio lo ama. E dato che siamo nel
tempo, amiamo il prossimo uno alla volta, senza tener nel cuore rimasugli
d’affetto per il fratello incontrato un minuto prima. Tanto, è lo stesso Gesù
che amiamo in tutti. Ma se rimane il rimasuglio vuol dire che il fratello
precedente è stato amato per noi o per lui... non per Gesù. E qui è il guaio.
La nostra opera più importante è mantenere la castità di Dio e cioè:
mantenere l’amore in cuore come Gesù ama. Quindi per essere puri non bisogna
privare il cuore e reprimervi l’amore. Bisogna dilatarlo sul Cuore di Gesù ed
amare tutti» (Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Città nuova
2002, p.135).
... Poche parole sono ambigue quanto la parola “amore”.
Chiara ci fa da guida per approfondirne il significato, ma soprattutto ci
insegna «l’arte di amare», perché l’amore, come ogni arte, non s’improvvisa, ma
ha bisogno di essere imparato. La simpatia o l’antipatia che proviamo nei
riguardi di chi ci sta intorno, i difetti fisici o caratteriali che ci
infastidiscono, il calcolo dei pro e dei contro nei rapporti con gli altri, il
ricordo delle impressioni buone o cattive sono condizionamenti tirannici che
possono lasciarci per tutta la vita “analfabeti dell’amore”. Se non impariamo
ad amare, rischiamo di essere “esteti” dell’amore, di amare chi è lontano e
dimenticare i nostri prossimi, di amare qualcuno o qualcosa “contro” qualcun
altro o qualcos’altro.
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