fonte:Mario Benotti
Con la vittoria di Syriza alle elezioni greche si apre certamente una fase nuova in Europa, una fase che passa attraverso l’espansione di uno spazio sociale, in reazione alle politiche di austerità. Quanto più i cittadini europei chiedono di essere coinvolti al di là delle logiche dei mercati, tanto più il lavoro della politica deve essere quello di accogliere le istanze che partono dalla società. Quello che serve — e sembra essere questo il messaggio proveniente da Atene — è una nuova idea di Unione che deve per un momento accantonare i problemi della moneta unica e dei suoi effetti, dei mercati e dell’austerità. Si tratta di una visione alternativa, pragmatica e non fideistica, che possa riproporre con forza il ruolo dell’Europa come esempio di democrazia e di rispetto dei diritti umani. E a ben guardare, questo momento di crisi può essere, ripartendo dalle elezioni in Grecia, l’occasione per l’Europa di valorizzare le proprie specificità, investendo in vari settori come l’economia reale, la ricerca e lo sviluppo, la cultura. Adesso tocca ad Alexis Tsipras fare il primo passo verso Bruxelles e verso gli altri Governi della zona dell’euro con le sue proposte. Ma un grande gesto di solidarietà potrebbe venire subito dai Governi europei verso quello di Atene, dopo una intelligente negoziazione, con una operazione di ristrutturazione del debito. Questa dovrebbe comunque accompagnarsi a un programma di riforme interne in campo economico e amministrativo (come fu fatto del resto per la Polonia nel 1991 o per vari Paesi in via di sviluppo). Quella greca non è in fondo una situazione isolata: molti Paesi europei potrebbero scivolare in una “trappola del debito”. Ed è per scongiurare questo rischio che va rafforzata la crescita reale e bisogna immaginare qualcosa di concreto per rilanciare appunto la dimensione sociale della zona euro. È forse ipotizzabile, in vista delle decisioni future, la nascita di un vero e proprio Consiglio europeo congiunto in cui i capi di Stato e di Governo e i ministri dell’Economia e del Welfare possano riunirsi per individuare le strade da percorrere verso una crescita dell’occupazione. Un tavolo che abbia la possibilità di decidere velocemente, individuando i settori da sostenere con l’obiettivo principale di creare nuovi posti di lavoro. Occorre quindi leggere nel risultato elettorale greco un’opportunità per l’Europa. Un’occasione da non perdere che sarà tale, però, solo se sarà accompagnata da una forte azione di responsabilità politica. La crescita non si stimola attraverso le tasse: servono investimenti pubblici nei campi della ricerca e dell’innovazione, occorre trovare modi per consentire ai Paesi più deboli di realizzare investimenti produttivi, attraverso la qualità e non attraverso la quantità dei finanziamenti, con un ruolo rinnovato della Banca europea degli investimenti e della Banca centrale europea. Tutto questo significa creare lavoro, che è appunto la più alta delle sfide per la politica. Ma significa anche rafforzare la democrazia attraverso l’abbandono di quella “finanziarizzazione” dell’economia che ha creato e sta creando gravi diseguaglianze. La riscoperta e la valorizzazione di un vero progetto per l’Europa può dunque partire da sud, creando le condizioni per la definizione di una strategia di sviluppo integrale e riaffermando la centralità della politica nei confronti della spirale tecnocratica.
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