domenica 16 agosto 2015

Cure speciali per bambini speciali

Con il loro bambino di tre anni e mezzo sono volati in Italia dal Libano. Lì, grazie a una colletta raccolta dai colleghi di officina del papà del piccolo Omar, hanno potuto accedere al volo per Roma e avere un piccolo budget per le spese vive. Accolti a Roma in una delle due case Ronald McDonald della capitale – quella di via Bellosguardo, inaugurata il 20 novembre del 2011 – i genitori di Omar hanno potuto far seguire e curare il loro bambino affetto da una seria e complicata malattia dai medici dell’ospedale Bambino Gesù.

La giornata si divide tra le ore in reparto e quelle passate in casa Ronald dove la famigliola ha a disposizione una spaziosa camera e l’accesso alle stanze comuni: la cucina, la stireria, la sala da pranzo, le stanze dei giochi e dello svago.

E mentre le condizioni di Omar migliorano, si fa amicizia con gli altri ospiti della casa. Altri genitori con altri bimbi bisognosi di cure speciali. Si condividono i momenti difficili ma anche le gioie, le speranze.] E mentre le condizioni di Omar migliorano, si fa amicizia con gli altri ospiti della casa. Altri genitori con altri bimbi bisognosi di cure speciali. Si condividono i momenti difficili ma anche le gioie, le speranze.

Accanto agli ospiti della casa ci sono i volontari e le volontarie dell’associazione. Pensano a tutto, sbrigano le necessità pratiche e regalano i loro sorrisi migliori e il loro affetto con una presenza discreta e attenta facendo tutto il possibile per rendere sereni i giorni nella casa.

È una vasta rete di solidarietà messa in atto dalla fondazione Ronald McDonald per l’infanzia. Opera in tutto il mondo, dove ha realizzato centinaia di casa per ospitare bambini e adolescenti affetti da gravi patologie che accompagnati dalle rispettive famiglie non potrebbero permettersi il soggiorno lontano da casa. L’accoglienza prevede anche corsi e laboratori d’arte, di magia, di cucina, cake design, di teatro.

Come si fa ad essere accolti in queste case? La selezione è a cura dei reparti degli stessi ospedali collegati con i centri di accoglienza e si fa in base a criteri di priorità legati a determinate condizioni ed esigenze. Chiunque può dare il proprio contributo mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie conoscenze.

Fonte: BuoneNotizie.Corriere.it

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