mercoledì 18 novembre 2015

Il buonismo delle bombe e il coraggio del bene

Se l'Unione europea decidesse per la militarizzazione e la fine dell'accoglienza sarebbe una vittoria dell'Isis, mentre serve che moschee, chiese, sinagoghe e luoghi di pensiero cooperino al bene ed emarginino i violenti. Da atti disumani l'umanità deve uscire rafforzata.

Difficile riordinare i pensieri dopo una giornata come quella di ieri, dopo un attacco che il papa ha definito disumano. Sul web si rincorrono coloro che vedono solo con gli occhiali dell'odio e della vendetta e coloro che cercano di capire. C'è tanta paura.

Credo non si possa negare la necessità di una forte reazione diplomatica, che non deve necessariamente limitarsi a bombardamenti e azioni di terra, ma che dovrebbe avere il respiro dell'impegno economico e culturale.

Ho scritto che di fronte a una guerra asimmetrica non si possono usare solo armi convenzionali. Bisogna usare anche quelle, come ha scritto Claudio Magris, che insegnano il rispetto reciproco. Perché l'illusione della onnipotenza della forza è gravissima. Scrive su Avvenire il direttore Marco Tarquinio: "C'è qualcuno che continua a illudersi che l'odio e il pericolo si possano fermare vivendoli a nostra volta".

L'Unione europea ora corre il rischio della militarizzazione e della deflagrazione. Potrebbe terminare la sua corsa, addirittura. Sarebbe la vittoria dell'Isis. Così come la fine dell'accoglienza agli immigrati ci chiuderebbe dentro muri forse per qualche anno sicuri ma in realtà molto simili ad un atto di eutanasia.

Chiese e moschee e sinagoghe e luoghi del pensiero non religioso debbono smetterla di fingere: debbono cooperare al bene, debbono emarginare i violenti senza se e senza ma, debbono lavorare nelle reciproche relazioni e nell'opera sociale, debbono purificare la lettura delle proprie Scritture.

Perché da atti disumani l'umanità esca rafforzata. I grandi traumi risvegliano il meglio che c'è in ognuno di noi nei primi momenti dopo lo shock. Prima del ripiegamento nelle proprie paure e nel dubbio amletico. È in questi momenti che si possono orientare le proprie vite al bene.

Non è buonismo, ma l'atto più coraggioso che si possa compiere. Buonismo è pensare che con bombe e missili si risolva tutto. Sono vent'anni che lo facciamo con il risultato disastroso che vediamo a Kabul, a Tripoli, a Baghdad, a Damasco. Coraggio è decidersi per il bene.

Michele Zanzucchi - Fonte: CittàNuova.it

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