domenica 6 dicembre 2015

In campo insieme per la solidarietà

Duecentodiciassette morti. Tredici per ogni anno negli ultimi sedici. È il bilancio di una guerra che si combatte a Napoli. Ma il numero dei caduti è simile a Roma e Milano. È una battaglia di ogni giorno che inizia con l’inverno. Da una parte c’è il freddo, dall’altra i clochard. Ognuno si arma come può con cartoni, buste e porticati. Il freddo ne porta con sé una sola: la costanza.

Roberto, 43 anni, da dodici in strada, lo conosce bene il suo nemico.

«Lo senti arrivare, in una notte qualsiasi. Ti prende alle ossa e sai che non ti lascerà in pace».

Ogni volta preghi di essere forte. Ti ricordi di quando una casa l’avevi e quel pensiero un po’ ti scalda, ma non basta. Gli anni che ti separano dal resto della società ti segnano il volto e il corpo ma anche l’anima.

Non importa se tu sia finito lì perché non avevi più un lavoro o sei un ex detenuto a cui un lavoro nessuno lo vuol dare, se sei una donna segnata dagli abusi oppure un migrante che ha scambiato un inferno con il futuro. Quello la miseria ancora non è riuscita a strapparti è la dignità e il diritto a esistere.

Se gli chiedete perché sono lì, ciascuno dirà che è una scelta, molti diranno che sono su quella panchina perché hanno perso l’ultimo autobus. Succede ogni sera ad Amed, gli succede da sei anni. Se sei un essere umano la speranza te la porti dietro, sempre. Sarà flebile, magari quello sì. Ma l’alba del giorno dopo la vuoi vedere e non fa nulla se sei l’ultimo a ricordare il tuo nome.

In questa lotta di resistenza la sezione sociale di Corriere della Sera ha scelto di esserci. Coperte, cibo, assistenza medica e una parola amica che serve più di una minestra. Con un gruppo di volontari in rete con il Comune di Napoli anche quest’anno i giornalisti saranno in strada di notte da dicembre a febbraio. Perché? Venite a scoprirlo.

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