mercoledì 23 dicembre 2015

Moschee aperte a Genova

Anche questa domenica le sale di preghiera della città aprono le loro porte a tutti coloro che vorranno visitarle sotto la guida dei membri delle singole comunità. Tra degustazioni di tè e piatti arabi e laboratori per i bambini, crollano i muri dell'indifferenza e del sospetto

Mentre domenica 13 dicembre le cattedrali e i santuari aprivano le porte sante e a Roma musulmani e cristiani partecipavano insieme in piazza San Pietro all’Angelus con papa Francesco, a Genova si aprivano le porte delle moschee. Ha riscosso infatti notevole interesse e curiosità, da parte di molti abitanti, l’iniziativa “Moschee aperte” organizzata dal quotidiano il Secolo XIX in collaborazione con alcune associazioni islamiche. L’intento era quello di promuovere il dialogo e la tolleranza tra le diverse fede.

Così è successo domenica 13 dicembre, ma l’iniziativa ancora si ripete questa domenica 20 dicembre. Sette centri islamici e sale di preghiera della città sono stati aperti a coloro che volevano visitare, conoscere e incontrare i fedeli di Mohamed. I musulmani hanno organizzato visite guidate, laboratori per bambini e incontri pubblici, e naturalmente la pausa per sorseggiare un ottimo tè alla menta, squisiti dolcetti, gustosissimi datteri e assaggi di cibi tipici del Medio Oriente. L’interesse era molto grande e tante sono state le persone che hanno visitato i vari centri. Accolti dagli imam e dalle comunità di fedeli dei centri islamici, i visitatori e i curiosi hanno instaurato subito un dialogo fatto di domande che spaziavano in mille direzioni. Dalle più semplici alle più complesse. Mentre per i bambini presenti erano allestiti laboratori con giochi e ricerche.

Questa prima domenica è stata dedicata alla narrazione. Alcuni profughi ospiti di Genova hanno raccontato storie della tradizione islamica e mediorientale. Molto belle e interessanti, soprattutto queste hanno favorito una maggiore comprensione e messo in luce le difficoltà di chi vive in una terra diversa, ma ancor più bello aver fatto conoscere ai presenti la ricchezza enorme delle loro vite, molto più semplici e ricche di aspetti che a volte noi trascuriamo.

Domenica 20, invece c'è stata una passeggiata interculturale guidata alla scoperta del Centro Storico e della Comunità Islamica con i racconti dei ”nuovi cittadini”. Il percorso parte dalla Commenda di Prè, fa tappa in due centri islamici della città vecchia e si conclude nel centro islamico di via Sasso. Ai bambini viene insegnata la scrittura araba: imparano a scrivere il proprio nome e la parola pace con i caratteri dell’alfabeto arabo.

«Le sale di preghiera sono sempre aperte, in ogni giorno dell’anno - dice l’imam Salah Husein -. Ma con queste due giornate la comunità islamica genovese intende contribuire alla riscoperta di quella fratellanza umana che oggi appare soffocata e chiusa su sé stessa. Siamo tutti ugualmente addolorati e ugualmente offesi da ogni forma di violenza, da ogni forma di odio e di discriminazione, siamo sensibilmente preoccupati da una situazione internazionale e una pressione mediatica che ci vuole divisi e diffidenti. Per questo la comunità islamica genovese apre le porte dei suoi luoghi di culto e delle associazioni che quotidianamente accolgono i fedeli musulmani in preghiera e in riflessione. Oggi la comunità islamica apre al confronto e i luoghi di culto diventano luoghi di incontro, in cui crescere e trovare la pace».

Tra i visitatori anche monsignor Nicolò Anselmi, il vescovo ausiliare di Genova e parroco della parrocchia di N.S. delle Vigne. In precedenza, infatti, alcuni rappresentanti della comunità islamica si erano recati alla festa patronale della parrocchia e l’incontro è stato anche un modo per ricambiare la visita dei rappresentanti della comunità islamica. «È stato un momento bello di chiarezza su come le religioni portino in sé dei messaggi di pace», ha detto don Nicolò, ricordando poi quanto «è importante che si prendano le distanze da coloro che perseguitano» perché «le guerre di religione non hanno nulla a che fare né con il Vangelo, né con il Corano». Infatti, «dietro alle guerre c’è sempre del denaro e del potere». Infine, mons. Anselmi ha auspicato che ciascuno possa «rimanere fedele alla propria fede autentica» ma nello stesso tempo «trattandoci con rispetto».

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