Si può rinunciare ad un lavoro ben remunerato perché va contro i
principi in cui si crede? Federico Di Iorio, giovane ingegnere
aerospaziale, lo ha raccontato nel convegno "La fraternità universale in
cammino: il disarmo possibile", svoltosi nel Parlamento italiano il 16
marzo in memoria di Chiara Lubich.
«A 19 anni ho lasciato la mia regione – l’Abruzzo – per studiare ingegneria aerospaziale a Pisa.
È stato un percorso faticoso ma pieno di soddisfazioni: in 5 anni sono
riuscito a portare a termine la specializzazione con il massimo dei
voti, compreso uno stage in Germania che ha ancor più arricchito le mie
competenze. Tutto ciò con il sostegno e i sacrifici della mia famiglia.
Una volta laureato aspettavo con ansia di poter trovare il mio posto nel mondo del lavoro.
Ma ho dovuto fare i conti con la disoccupazione giovanile, che nel
nostro Paese è del 40%, e con aziende che quando va bene offrono
soltanto contratti a tempo determinato o consulenze con pagamenti a
scadenza trimestrale se non addirittura semestrale. Dopo qualche mese
speso a inviare invano il mio curriculum, ho iniziato a pensare che
forse dovevo propormi in altre applicazioni industriali. Oppure
emigrare.
Inaspettata, però, ricevo una proposta da
un’azienda che rappresenta in Italia il principale Consorzio Europeo
costruttore di missili e tecnologie per la difesa. L’idea di un
vero colloquio di lavoro, in un’azienda importante come questa, era
molto allettante. Dopo un positivo approccio telefonico sono stato
invitato al colloquio in sede col personale tecnico. L’ambiente era
giovanile e stimolante; l’azienda seria e di elevata professionalità. La
progettazione di missili non rispecchiava affatto i principi in cui
credo ma dentro di me cullavo la speranza che mi venisse offerto un
impiego che non mi coinvolgesse nella fabbricazione di armi. Il
colloquio è andato bene: dopo appena una settimana, fra i tanti
candidati, sono stato richiamato per formalizzare l’assunzione. Con la
precisazione che si trattava di un incarico direttamente legato alla
produzione di missili.
Mi sentivo con le spalle al muro.
Da una parte c’era un posto fisso, con un contratto a tempo
indeterminato, un buonissimo stipendio ed una sicura possibilità di
carriera. Dall’altra c’era il mio credo di cittadino, ma prima di tutto
di uomo, impegnato nella costruzione di una società non-violenta, basata
sul rispetto dei diritti umani, sulla giustizia sociale, sul giusto
equilibrio tra bisogni umani, ambiente e utilizzo delle risorse. Ho
sempre creduto infatti in una società nella quale l’ambizione di alcuni
non vada a calpestare la dignità dell’altro e il successo economico non
sia la scusa per dimenticarsi dell’essere umano. A complicare la
valutazione si aggiungevano i colleghi di studi che mi spingevano ad
accettare senza badare a questi miei moralismi, ribadendomi
l’incontestabile tesi che un ragazzo di 25 anni neolaureato non può
permettersi, di questi tempi, di rifiutare un lavoro così vantaggioso. E
con mille argomentazioni cercavano di pormi di fronte alla realtà
sottolineandomi quanto fossi fortunato e… incosciente! Non ultimo, con
questo lavoro avrei potuto sgravare la mia famiglia dall’impegno a
continuare a mantenermi.
A giocare un ruolo decisivo, oltre alla mia coscienza, sono state le persone a me più vicine: la famiglia, la mia ragazza e i Giovani per un mondo unito con i quali mi sono formato. E che hanno fatto maturare dentro di me l’idea – che diventava sempre più chiara – che per costruire una società solidale e non-violenta occorre operare concretamente, testimoniando e pagando di persona.
Era il mio momento per poterlo fare. Ho risposto all’azienda che non
potevo proseguire la trattativa, precisando con trasparenza i motivi.
Indubbiamente non è stata una scelta facile, specie perché non avevo
altre offerte tra le mani. Ma non mi sono fatto fermare da ciò. Ho
continuato la mia ricerca e dopo alcune settimane, sono giunte altre
proposte che mi hanno portato dove sono oggi, felicemente soddisfatto
del lavoro che svolgo a Torino come ingegnere aeronautico nel settore
civile».
Fonte: focolare.org
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