mercoledì 9 febbraio 2011

Aiuti alle vittime degli alluvioni in Colombia



In questi ultimi mesi la Colombia è stata colpita da un inverno senza precedenti, con piogge ininterrotte e alluvioni che hanno inondato numerose zone del Paese. Tanti fiumi hanno straripato, trascinando caseggiati e interi paesi. Si sono presentate anche falle geologiche che hanno costretto centinaia di persone a sfollare.
Il Paese è stato dichiarato in ‘Stato di emergenza’ e nonostante siano stati mobilitati tutti gli organismi di soccorso, la capacità di risposta del governo è diventata assolutamente inadeguata e limitata di fronte a una situazione che peggiorava giorno dopo giorno.
C’è stata fra tutti una gara di solidarietà, promossa fortemente anche da tutti i mass media.

Ecco quanto scrivono i Giovani per un Mondo Unito (GMU) in Colombia:

“All’inizio, la tragedia del nostro paese era talmente grande che non sapevamo da dove iniziare, ma eravamo sicuri di una cosa: volevamo rispondere con l’amore al dolore di tante persone attorno. Perciò, abbiamo iniziato da Soacha, una città alla periferia di Bogotà dove c’è tanta povertà e problemi di violenza. Assieme agli adulti, noi GMU abbiamo organizzato una campagna per raccogliere viveri e vestiti. Oltre questa raccolta abbiamo ricevuto 200 paia di stivali e la bella somma di US$ 550 in alimenti che siamo andati subito a distribuire alle famiglie più bisognose.





“Siamo stati anche a Bolombolo, un piccolo caseggiato verso sud ovest di Medellín, sulla riva del fiume Cauca. Abbiamo incontrato 330 famiglie sfollate, che vivono in situazioni molto precarie. Qui abbiamo fatto una campagna per dare un paio di lenzuola e una coperta a ogni famiglia. Grande la generosità dei nostri colleghi di lavoro, delle nostre famiglie, degli amici. In poco tempo, le nostre case erano invase di scatole alimentari, piatti, posate, coperte, vestiti, scarpe… giocattoli. Belli i momenti passati insieme a preparare pacchi ben confezionati, come un atto d’amore a queste persone che soffrivano. Qualche giorno dopo, siamo partiti con un camion e due macchine carichi di vestiti e biancheria da distribuire alle famiglie in necessità.
Mentre alcuni di noi giocavano con i bambini, altri s’intrattenevano con l’uno o con l’altro per condividere le loro vicende. Abbiamo cercato di far nostro il loro dolore; controllavano giorno e notte il livello del fiume per capire se potevano sperare di tornare nelle loro case o no.
Oggi la situazione si è aggravata, perché le malattie si moltiplicano, i problemi di convivenza nei campeggi diventano più acuti e ci sono poche speranze di ricostruzione del paese. Continuiamo a raccogliere aiuti e sentiamo soprattutto di stare vicino a loro con il nostro amore.”.

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