giovedì 7 aprile 2011

“L’UOMO D’ONORE NON PAGA IL PIZZO”

Roberto Mazzarella racconta la rivolta di Palermo (sintesi della intervista pubblicata sul settimanale asud’europa, del Centro Studi Pio La Torre di Palermo).
La mafia aveva preso sottogamba i ragazzi di Addiopizzo che hanno affisso per le strade di Palermo, il cartello “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Non aveva previsto che Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, avrebbe espulso gli imprenditori conniventi. E non aveva neppure previsto che al “non pago” di Libero Grassi sarebbe seguito quello di Rodolfo Guajana e di altri commercianti. Sono molte le storie di “uomini d’onore” diversi, raccolte da Roberto Mazzarella nel libro “L’uomo d’onore non paga il pizzo” edito da Città Nuova.
Bisogna avere un approccio culturale nei confronti della mafia – sostiene Mazzarella – non è sufficiente combatterla dal punto di vista militare e lo abbiamo visto con l’esercito quando ci sono state le stragi di Falcone e Borsellino. E’ insufficiente lottare con la economia e con i soldi. L’avremo vinta sulla mafia con la cultura eticamente superiore, cioè quella formazione intellettuale che si occupa dell’altro, che ha dei valori civili e che sa ascoltare e sa farsi carico dei problemi della città”.
E’ importante ricordare che questo movimento civile e intellettuale che si sta delineando in questi mesi è frutto del sangue dei martiri che ha fecondato la nostra terra e che non è stato versato invano.”.
Il messaggio che l’autore vuole dare è quello di una società civile che deve testimoniare la legalità. Quest’ultima è economicamente valida e crea sviluppo. La legalità non è semplice moralismo o una cosa eticamente corretta. Bisogna testimoniare alle nuove generazioni che la giustizia è sviluppo e crea ricchezza e non è la mafia la ricchezza e l’occupazione.
“L’etica è sviluppo e può incoraggiare gli imprenditori a pensare una Palermo pienamente legale e una città dove si possono fare affari e ricavare profitto però lo si fa anche pensando al bene comune della città”.
Lo scrittore pensa che: “più Palermo crescerà come una comunità e non soltanto come agglomerato di palazzi e di cemento, più conquisteremo di volta in volta pezzi di città e li ridaremo alla legalità”.
Il messaggio che c’è nel libro è che chiunque dal bambino all’anziano sono tutti ingaggiati in questa battaglia, perché la lotta alla mafia non è una lotta legata solo alla investigazione o alla repressione.
Il ruolo della comunità, che esprime questa cultura eticamente superiore, è determinante”.

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