domenica 26 giugno 2011

Un giovane giornalista brasiliano ispirato da Igino Giordani

Davanti a 250 persone a Montecitorio, il 14 giugno la Presidenza della Camera ha voluto ricordare Igino Giordani (1884-1980), costituente e deputato al Parlamento italiano dal 1946 al 1953, oltre che scrittore, giornalista, ecumenista, che ha lasciato tracce profonde ed ha aperto prospettive profetiche a livello culturale, ecclesiale, politico (registrazione video sul sito della Camera dei Deputati). Questo evento è stato arricchito dalle esperienze di partecipazione politica di tre giovani in contesti sociali e diversi:
Mi chiamo Daniel Fassa, vengo da São Paulo in Brasile. Sono laureato in giornalismo e sto concludendo un master biennale in politica, all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano.
Dal mio percorso professionale e accademico si può già intuire l’affinità e la profonda ammirazione che nutro nei confronti di Igino Giordani (Foco). Prima di tutto ho trovato in lui un cristiano autentico, un sapiente che ha saputo anteporre a tutto la coerenza al Vangelo e a quella misura di amore all’umanità che esso richiede. E lo ha fatto come padre di famiglia, scrittore, comunicatore, politico.
Una testimonianza per me davvero incoraggiante, perché già negli anni dell'università mi rendevo sempre più conto che, alla mia spinta di fare della professione un luogo dove produrre cambiamento sociale, si sarebbero opposti numerosi giochi di potere e di interesse privato.
Giordani mi ha insegnato che pur davanti alla realtà più opprimente, si può sempre scegliere di rimanere fermi nella propria coscienza, di non farne traffico, di non cedere alla corruzione. Me lo ha dimostrato con atti concreti, sconvolgenti, come quando, dopo l’assassinio di Matteotti nel 1924, scrisse su "Il Popolo" un violento articolo contro Mussolini intitolato “Nemesi”, mentre, per molto meno, socialisti e popolari erano già stati uccisi. Oppure quando nel '46, divenuto direttore di quello stesso giornale, vi rimase solo un anno perchè rifiutò di fare – come scrisse - “il direttore diretto”, e cioè di sottomettersi ai dirigenti politici del suo partito che gli facevano pressione perchè trattasse in modo discriminatorio chi si opponeva dall'interno.
Informare, secondo Giordani, è un servizio per lo sviluppo e la liberazione dell’uomo. Spero di essere all'altezza di questa missione per tutta la vita.
Già negli anni dell'università, però, nonostante fossi sempre più consapevole della sfida che avevo davanti come giornalista, ho sentito farsi strada un altro pensiero: potevo fare di più che denunciare la scandalosa disuguaglianza sociale che, ogni giorno, la vita a São Paulo mi sbatteva in faccia. Come non sentire fremere il sangue quando, in mezzo all’opulenza della capitale economica del Brasile, vedevo gente come me dormire per strada rischiando di non svegliarsi l’indomani per il freddo? Come non ribellarmi davanti ai bambini che vendevano caramelle ai semafori, per riuscire ad aggiungere qualche moneta al reddito bassissimo o inesistente della loro famiglia, mentre avrebbero dovuto essere a scuola?
E' stato lì che ho iniziato ad intuire che, come Giordani, avrei dovuto mettere le mani dentro la realtà, non solo denunciare in modo forte e trasparente, ma assumere la fatica della mediazione e della composizione, scegliere i percorsi della politica.
Dovevo però prepararmi e per questo mi sono iscritto all'Istituto Universitario Sophia: il metodo e i contenuti disciplinari che sono al cuore della proposta accademica sono strettamente legati all'esperienza di Giordani, a partire da quell’ispirazione di fondo, per me una vera professione di fede, che Giordani così descriveva: “La politica è fatta per il popolo e non il popolo per la politica. Essa è un mezzo, non è un fine. Prima la morale, prima l’uomo, prima la collettività, poi il partito, poi le tavole del programma, poi le teorie di governo. La politica è – nel più dignitoso senso cristiano – una ancella, e non deve diventare padrona: non farsi abuso, né dominio e neppure dogma. Qui è la sua funzione e la sua dignità: d’essere servizio sociale, carità in atto”.

1 commento: