mercoledì 2 maggio 2012

Genfest al via

Con il primo maggio si apre ufficialmente l’anno che vedrà i giovani dei Focolari impegnati nel costruire ponti di fraternità. In settembre a Budapest il meeting mondiale
Se il primo maggio è ricordato per la festa dei lavoratori e in Italia per il concertone di Roma, i giovani del Movimento dei focolari, nella cittadella di Loppiano hanno aperto un altro cantiere: qui si costruiscono relazioni, si elaborano progetti, si sogna in grande non solo per il Paese ma per l’umanità. Da oltre trent’anni a questa data si associa un meeting internazionale che quest’anno dà lo start al Genfest, un laboratorio insolito, che ha il sapore della sfida e che a Budapest, a fine agosto vedrà il suo apice. Eppure questi giovani vogliono lavorare sul serio per i prossimi 365 giorni nel costruire ponti di fraternità, relazioni autentiche e vere con il compagno di studio e con il vicino, con la famiglia e con chi ha altri riferimenti culturali o religiosi. Anche chi ha ferito la loro vita e la loro gente non è escluso da questa sinergia positiva.

"Volume zero" è il titolo dell’edizione 2012 di questo 1 maggio, ma i suoni sono tutt’altro che bassi o sommessi anzi è uno scatenatissimo techno pop ed un deejai ad accogliere i tremila presenti. L’aria di festa è garantita, ma non c’è meno ascolto o attenzione quando sul palco dell’Auditorium si susseguono motti e programmi di vita di scrittori, scienziati, politici e mistici del passato e del presente: la fraternità ha interrogato tanti uomini a tutte le latitudini e li ha ingaggiati in questo cantiere simbolo che coinvolge anche migliaia di altri giovani che alle 12 in un collegamento telefonico si raccontano quali mattoni hanno cominciato ad impilare. Ci sono quelli impastati di terra ungherese. Qui da mesi ci si prepara al Genfest, con appuntamenti nazionali e meeting locali, perché tanti coetanei scoprano il valore di un impegno a favore dei tanti che pacificamente invaderanno la capitale a fine agosto. Poi c’è la terra dolente della Siria a fornire nuova materia: i giovani collegati non ci nascondono la crudezza della guerra, ma non scartano le sfide della riconciliazione e dell’amore proposte dal Vangelo.
La città, la famiglia, la politica, le scelte della vita sono i temi su cui si confrontano attraverso le testimonianze, dei workshop e delle originali interviste. Si intrecciano i progetti di cambiamento personale, con i progetti di futuro: famiglia e consacrazione, ma anche progetti sociali che li vedono protagonisti a scuola e nel Paese, come le scuole di partecipazione. La danza e la musica sono il linguaggio giovane per eccellenza e sa unire spettacolo a impegno, come è successo a centinaia di ragazzi che hanno aderito ad un progetto contro il bullismo “Forti senza violenza” ideato dal complesso Gen Rosso e che da quattro anni gira le scuole di mezza Europa. Degli effetti a Genova, ad esempio, ne hanno parlato due testimoni diretti, che non solo hanno cambiato il loro atteggiamento verso la vita ma hanno costituito un gruppo che attraverso il musical vuole portare testimonianza di valori positivi in tournee.
"Un’anima che ama è un piccolo sole nel mondo" ha ricordato Chiara Lubich, attraverso una lettera che è stata letta ai presenti. E questo sole sfida le nuvole del cielo toscano e sfida anche quelle metaforiche che la crisi ha addensato cupamente nella vita di tanti degli intervenuti: loro però scommettono ancora sulla fraternità e propongono persino un Osservatorio all’Onu che la misuri. L’anima del mondo in fondo ha bisogno anche di questo ossigeno di speranza under 30.
Rachele Marini

Nessun commento:

Posta un commento