Con il primo maggio si apre
ufficialmente l’anno che vedrà i giovani dei Focolari impegnati nel costruire
ponti di fraternità. In settembre a Budapest il meeting mondiale
Se il primo
maggio è ricordato per la festa dei lavoratori e in Italia per il concertone di
Roma, i giovani del Movimento dei focolari, nella cittadella di Loppiano hanno aperto un altro cantiere: qui si costruiscono relazioni, si
elaborano progetti, si sogna in grande non solo per il Paese ma per l’umanità.
Da oltre trent’anni a questa data si associa un meeting internazionale che
quest’anno dà lo start al Genfest, un laboratorio insolito, che
ha il sapore della sfida e che a Budapest, a fine agosto vedrà il suo apice.
Eppure questi giovani vogliono lavorare sul serio per i prossimi 365 giorni nel
costruire ponti di fraternità, relazioni autentiche e vere con il compagno di
studio e con il vicino, con la famiglia e con chi ha altri riferimenti
culturali o religiosi. Anche chi ha ferito la loro vita e la loro gente non è
escluso da questa sinergia positiva.
"Volume zero" è il titolo
dell’edizione 2012 di questo 1 maggio, ma i suoni sono tutt’altro che bassi o
sommessi anzi è uno scatenatissimo techno pop ed un deejai ad accogliere i
tremila presenti. L’aria di festa è garantita, ma non c’è meno ascolto o
attenzione quando sul palco dell’Auditorium si susseguono motti e programmi di
vita di scrittori, scienziati, politici e mistici del passato e del presente:
la fraternità ha interrogato tanti uomini a tutte le latitudini e li ha
ingaggiati in questo cantiere simbolo che coinvolge anche migliaia di altri
giovani che alle 12 in un collegamento telefonico si raccontano quali mattoni
hanno cominciato ad impilare. Ci sono quelli impastati di terra ungherese. Qui
da mesi ci si prepara al Genfest, con appuntamenti nazionali e meeting locali,
perché tanti coetanei scoprano il valore di un impegno a favore dei tanti che
pacificamente invaderanno la capitale a fine agosto. Poi c’è la terra dolente
della Siria a fornire nuova materia: i giovani collegati non ci nascondono la
crudezza della guerra, ma non scartano le sfide della riconciliazione e
dell’amore proposte dal Vangelo.
La città, la famiglia, la politica, le scelte
della vita sono i temi su cui si confrontano attraverso le testimonianze, dei
workshop e delle originali interviste. Si intrecciano i progetti di cambiamento
personale, con i progetti di futuro: famiglia e consacrazione, ma anche
progetti sociali che li vedono protagonisti a scuola e nel Paese, come le
scuole di partecipazione. La danza e la musica sono il linguaggio giovane per
eccellenza e sa unire spettacolo a impegno, come è successo a centinaia di
ragazzi che hanno aderito ad un progetto contro il bullismo “Forti senza
violenza” ideato dal complesso Gen Rosso e che da quattro anni gira le scuole
di mezza Europa. Degli effetti a Genova, ad esempio, ne hanno parlato due
testimoni diretti, che non solo hanno cambiato il loro atteggiamento verso la
vita ma hanno costituito un gruppo che attraverso il musical vuole portare
testimonianza di valori positivi in tournee.
"Un’anima che ama è un piccolo sole nel
mondo" ha ricordato Chiara Lubich, attraverso una lettera che è stata
letta ai presenti. E questo sole sfida le nuvole del cielo toscano e sfida
anche quelle metaforiche che la crisi ha addensato cupamente nella vita di tanti
degli intervenuti: loro però scommettono ancora sulla fraternità e propongono
persino un Osservatorio all’Onu che la misuri. L’anima del mondo in fondo ha
bisogno anche di questo ossigeno di speranza under 30.
Rachele Marini
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