martedì 27 novembre 2012

MESTIERE INSEGNANTE, SOLO QUESTIONE DI ORE?


Di  Patrizia Mazzola

Le ultime proposte fatte dal Governo sulla Legge di stabilità hanno suscitato reazioni in tutto il mondo della scuola. Purtroppo il dibattito nel Paese si ferma sempre sulla professione docente mentre le riforme scolastiche  affrontano di rado una progettualità “politica” del sistema educativo e cioè “cos’è la scuola, a che serve, che cittadino prepara” e così via. La famiglia rimane sempre più assente dalla scuola, delegando a piene mani la formazione dei propri ragazzi al sistema. I genitori si fermano ben poco con i propri figli: baby sitter, tv, tablet e smartphone sopperiscono a tante carenze relegando la genitorialità in un angolo. 
Sappiamo tutti quanto sia indispensabile la collaborazione tra scuola e famiglia, sono state scritte pagine su pagine da esperti, ma purtroppo tutto ciò rimane sulla carta. In questi giorni sono stati approvati centinaia di documenti dai collegi dei docenti di  moltissime scuole. 

In tutti viene riaffermata la dignità della professione docente e la voglia di continuare a scommettersi per un’Italia migliore. Il web trabocca di lettere, blog, proteste con qualche titolo significativo: “Non sono un facilitatore, vorrei essere un maestro”, “Noi non siamo quelli delle 18 ore”, un movimento di docenti appena nato. Sono stati programmati scioperi, assemblee, dimostrazioni pacifiche come quella di correggere i compiti per strada. Le condizioni della scuola italiana sono sotto gli occhi di tutti. Stiamo ormai nel tunnel, penso, da diversi anni e non si intravede alcuna luce. Nel Convegno “La notte e l’alba”,  promosso da  “Educazione e Unità”, insieme ad AMU e all’Università di Padova, si è analizzata questa notte culturale e pedagogica. Vi invito ad approfondire questa tematica leggendo le relazioni, che si trovano nel sito www.eduforunity.orgOggi è più che mai necessario ridare senso all’azione pedagogica, rimettendo in discussione la funzione che oggi ha l’insegnante e la mission della scuola. Fiorella Farinelli presidente del
Comitato Scientifico della SSPAL (Scuola superiore della Pubblica Amministrazione Locale) afferma che
il Paese cambia mentre “la struttura organizzativa stessa della scuola e della docenza è rimasta sostanzialmente fedele alla tradizione: i tempi, gli spazi, le sequenze, la linearità di processi cognitivi dal semplice al complesso, la ripetitività dei contenuti, la separazione tra astratto e concreto, la marginalità dell’apprendimento in contesti  laboratoriali e operativi e così via, fino agli orari a scacchiera e alla disposizione di cattedre e banchi. Nella scuola italiana, soprattutto la secondaria superiore, è difficile far decollare e rendere stabile ogni pratica didattica che guardi prima di tutto alle persone, alle loro vocazioni e talenti effettivi, alle curiosità e intelligenze di ciascuno”.
Alcune immagini relative al progetto “Una scuola per Bambaren”: Maria Pia con i bambini e la scuola in via di
ristrutturazione. E’ forse il tempo di uscire dal tunnel, di passare dalla notte al giorno: Noi crediamo che, prima della crisi economica, ci sia la crisi dell’educazione, con tante questioni di fondo – che nascono da lontano – alle quali non si sono date risposte pertinenti”, si diceva nel convegno di Padova. Guardare in faccia la “scuola” oggi vuol dire far sì che “insieme” si possa decidere il futuro del PaeseCiascuno faccia la sua parte. Non è questione di ore. Interroghiamoci tutti, docenti e politici, quale scuola vogliamo, quali cittadini usciranno dalle nostre scuole e se essere insegnante sia soltanto un mestiere.

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