mercoledì 4 dicembre 2013

RCA: Conflitti dimenticati

A cura di Redazioneweb
Fonte: Città Nuova 
Una religiosa della zona di Bouca, nel nord est del Paese ci racconta la quotidianità della sua missione che accoglie 369 famiglie sfollate per la guerra civile. Dietro la lotta tra fazioni si celano in realtà, interessi internazionali per fonti energetiche e materie prime
È quasi metà novembre e vi voglio aggiornare sulla nostra situazione. Qui alla missione sono accampate in tende di fortuna fatte con teli di plastica distribuiti dalla Croce Rossa Internazionale 369 famiglie senza casa con un totale di 1610 persone. Ci sono stati momenti in cui eravamo 2750 secondo i dati della Croce Rossa Centrafricana. Dopo un primo approccio alla situazione per conoscere i bisogni, la Croce Rossa ha distribuito fagioli, mais, olio e sale alle famiglie, e ancora coperte, stuoie, pentole, piatti, bicchieri, posate, bidoni, bacinelle a circa 800 famiglie: 400 musulmane e 400 cristiane.

Ho fatto un censimento sulla situazione di Bouca centro: le case bruciate dei cristiani sono 743, quelle dei musulmani secondo un rapporto della DRC (Comitato Danese per i Rifugiati) sono 139. La situazione resta ancora incerta ma la gente sta ritrovando la serenità per ricominciare ad andare nei campi il mattino per ritornare il pomeriggio, la stessa cosa per il mercato ridotto a poche ore e di giorno perché quando arriva sera, per ragioni di sicurezza, tutti ritornano ai loro ripari. Quanti sono rimasti in alloggi di fortuna nei campi, vengono in città con molta paura e incertezza per comprare sale e sapone e ripartono subito.
I prezzi dei generi di prima necessità prodotti localmente sono diminuiti moltissimo perché non c’è più possibilità di commercio esterno alla città, mentre il prezzo di sale, zucchero, sapone, olio ecc. è triplicato. Non ci sono mezzi di trasporto pubblico né privati che arrivano a Bouca. Le sole macchine che circolano qui sono quelle di Medici Senza Frontiere Spagna che sono a Bouca da agosto per curare la gente. Erano venuti per tre mesi ma per ora contano di non potersi ritirare se non a fine d’anno.
Tutti ci chiediamo quando questa via crucis quotidiana finirà, quando questo popolo potrà ritrovare la libertà di movimento e la tranquillità per tornare nelle loro case e vivere una vita normale. Alla sera di ogni giorno dici: «Grazie Signore perché è stato quasi normale».  Ogni notte che passi nel silenzio e senza rumori dici: «Grazie Signore perché questa notte è stata una buona notte per tutti».
La gente continua a essere sfruttata, arrestata abusivamente senza motivo, messa in prigione, torturata, e liberata dopo che la famiglia ha pagato una multa. Ci sono ancora persone che scompaiono perché prelevate la notte e condotte a destinazioni sconosciute. Le famiglie che sono alla missione mi dicono che per il momento hanno molta paura e che non possono ritornare a vivere in quartiere, anche se qualcuno di loro possiede ancora la casa perché è stata soltanto saccheggiata, ma non bruciata.
Il nostro vescovo continua a informarsi sulla nostra situazione e m’incoraggia a non far partire la gente, a farla restare alla missione perché è il solo luogo sicuro per loro. In diocesi a Bossangoa è la stessa cosa. Alla missione ci sono circa 35 mila persone rifugiate e dai villaggi continuano ad arrivarne tutti i giorni, ognuno con una storia diversa ma fondamentalmente uguale: «Sono fuggito perché sono arrivati i militari sparando su case e persone per rubarci il poco che ci resta».
Continuate a pregare perché solo il Signore può confortare il suo popolo. È la sola arma a nostra disposizione e credo che l’anno della Fede per noi sia veramente un invito a mettere tutte le nostre speranze nel Signore della vita e della pace.

Suor Angelina

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