Sono italiano cattolico e nei giorni scorsi ho avuto la
possibilità di trascorrere lunghi momenti in compagnia di alcuni colleghi di
lavoro e di due amici musulmani (una iraniana e l’altro turco) e di tre
buddhisti (una thailandese e due giapponesi).
Sono stati due giorni molto semplici passati a
raccontarci la vita dell’anno passato e le prospettive che ciascuno ha per il
2012. Ci sono stati momenti di distensione ed altri molto intensi di
condivisione su esperienze personali alla luce delle diverse fedi. Il clima è
stato davvero fraterno, al punto che sembrava quasi impossibile che, fra i
presenti, ci fosse una coreana, una cinese, una thailandese, due giapponesi,
una iraniana un turco, un francese ed io, italiano.
Potrei fare molte considerazioni su questa esperienza,
alcune di carattere spirituale, altre di tipo psicologico, ma vorrei
sottolineare un aspetto, che mi spesso venuto in mente in quei due giorni. Ero
l’unico italiano e me lo hanno fatto notare gli altri, quasi con sorpresa. In
fin dei conti siamo in Italia e vicino a Roma, la capitale. Eppure,
personalmente non ci ho mai pensato perché lo stare insieme fra noi andava ben
oltre le differenze culturali, geografiche e religiose.
Non mi son mai sentito minacciato nella mia identità,
anzi proprio qui sta l’esperienza più bella. Mi sono sentito terribilmente
arricchito al punto di rendermi conto di che cosa manca a coloro che non
possono o, spesso, hanno timore o paura di fare esperienze di questo tipo.
Abbiamo parlato molto delle nostre culture e religioni,
abbiamo anche riso su molti aspetti delle une e delle altre ed anche di
esperienze che ciascuno di noi si è trovato a fare in diversi contesti sociali.
Alla fine dei due giorni trascorsi insieme, personalmente, mi sono sentito
ancora più cristiano e, diciamolo pure, anche italiano. Sono certo che ognuno
si scoperto ancora di più per quello che è, ma con dimensioni di ricchezza che
prima non aveva.
È proprio vero che
differenza non è qualcosa da temere, ma un dono che ci può arricchire. Forse
dipende da ciascuno scoprirla come una chance non come una minaccia.
La penultima frase è bellissima! "È proprio vero che differenza non è qualcosa da temere, ma un dono che ci può arricchire"... Grazie!
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