Di: Commissione
United World Project
I protagonisti, Giovani per un mondo unito di 29 nazioni,
14 delle quali africane, ci raccontano in un documento del cantiere di
reciprocità che si è tenuto a Nairobi, Kenya dal 25 aprile al 5 maggio
2014.
E' un documento che
testimonia e racconta quanto è accaduto a Nairobi, Kenya, dal 25 aprile al 5 maggio
2014 con il progetto Sharing with Africa, terza tappa dello United
World Project dopo Budapest e Gerusalemme.
Giorni in cui i giovani di
29 nazioni, 14 delle quali africane, hanno avuto l'occasione di conoscere gli
aspetti fondamentali della cultura africana, quali l'Ubuntu o la comunità ad esempio,
attraverso workshop, l'intervento di studiosi e soprattutto l'incontro. Tutto
questo ha prodotto un documento finale che di seguito vi proponiamo insieme al
Decalogo: dieci punti che rappresentano dieci diversi modalità per
costruire il mondo unito.
DOCUMENTO FINALE del
Cantiere internazionale dei Giovani per un mondo unito
Quale contributo dai giovani
dell'Africa alla cultura della fraternità universale?
Ubuntu, ovvero: io sono
perché noi siamo e, perché noi siamo, io sono. E' questa lamatrice che fa da
sfondo a tante culture africane ed è stato anche il tema scelto per “Sharing
with Africa”, un appuntamento che ha visto confluire nella Repubblica del Kenya
130 giovani circa, provenienti dall'Africa e dal resto del mondo (di 29
nazioni) tra la fine di aprile e l’inizio di maggio 2014. Una proposta
preparata insieme da mesi, per vivere e costruire una esperienza di autentica
fraternità tra popoli.
Fin dalle prime sessioni del
Cantiere, una nuova comprensione dell'idea di reciprocità ci ha guidato a metterein
dialogo la cultura di ciascuno con il cuore dell'Ubuntu, per farci - tutti -
più ricchi dei suoi valori e poterli portare con noi nei nostri ambienti e in
tutto il mondo. E' stata una bella sfida: abbiamo riscoperto anzitutto che cosa
significa costruire l’unità rispettando le differenze tra di noi e tra i nostri
popoli.
La storia di una cultura
solitamente è costellata dai nomi dei padri fondatori. Platone ed Aristotele, per
esempio, sono i padri del pensiero occidentale. Nelle culture africane, invece,
non vediamo brillare i nomi di singoli personaggi; è la comunità la culla di
ogni innovazione, la casa di ogni tradizione. Il pensiero e le varie concezioni
culturali, fin dalle origini, nascono dalla vita delle comunità.
“UMUNTU NGUMUNTU NGABANTU” recita il proverbio
africano: “Io sono perché noi siamo e, dal momento che noi siamo, allora io
sono”, e ancora: “Sono ciò che sono in ragione di ciò che noi tutti siamo”!
Questo è il sigillo della coscienza collettiva africana, principio su cui si
radicano i valori dell’etica e della socialità.
L'Ubuntu si traduce in una
serie di espressioni e di pratiche antiche come le stesse società africane,
che ciascuno apprende dalla sua comunità, custoditi e trasmessi oralmente e
socialmente da una generazione all’altra in vista del comune benessere. I
lavori del Cantiere ci hanno permesso di andare alla loro scoperta, e ne siamo
rimasti conquistati.
In un contesto di perdurante
crisi economica e sociale planetaria, dove un acuto individualismo
lacera ogni relazione e un capitalismo sregolato semina morte, i popoli
africani sono e indicano un’alternativa. Lo sterile narcisismo di tante società
del Nord del pianeta è battuto dal coraggio, dalla creatività e dalla gioia che
caratterizza questo continente ricco di risorse di partecipazione, di
solidarietà, di apertura alla spiritualità, anche quando è povero di beni
economici. Le false promesse di felicità, di cui la società del benessere
materiale nutre programmaticamente i suoi adepti, vengono smentite: l'essenza
della realizzazione umana sta nei rapporti interpersonali e nella condivisione
di ciò che si è e di ciò che si ha.
Comunità, ospitalità,
condivisione, perdono: questi, alcuni pilastri che sostengono la vita dei
villaggi in Africa dove ognuno è, per l'altro, fratello, padre, madre, figlio;
pilastri che ne sono l'anima e che abbiamo potuto sperimentare durante il
workshop, nei racconti di fraternità che i giovani africani ci hanno trasmesso,
tra gesti della quotidianità e scelte di eroismo. Come nel caso dei Giovani per
un mondo unito della Tanzania che, da quattro anni, soli tra i donatori e sotto
lo sguardo stupito dei medici, donano il sangue in condizioni di grande rischio
personale: un atto che trasmette e rinnova concretamente il dono della vita.
L'esperienza del Cantiere ci ha convinto che la
ricerca del bene comune non è un sogno del passato, ma è anche oggi, per tutti,
l'orizzonte quotidiano di una vita felice, che avvicina la comunione tra i
nostri popoli e le nostre culture. Ciò ci chiede di continuare a lavorare a
fondo per superare le condizioni di ingiustizia, di disuguaglianza e di
oppressione, per riconoscere i diritti umani, individuali e sociali,
l'emancipazione economico-sociale, le libertà politiche dei popoli del
continente africano.
La visione dell'Ubuntu può diventare un punto di
riferimento comune per tessere rapporti sia localmente che su livelli più ampi.
Per questo, è necessario che l'Ubuntu dialoghi fruttuosamente anche con le
diverse culture fiorite in altre regioni del mondo, che concorrono a
evidenziare prospettive complementari, per arricchire l’unità della famiglia
umana custodendo le differenze, puntando a ciò che ci unisce e non a ciò che ci
divide.
In questo modo, il cammino verso la
fraternità universale potrà diventare sempre più condivisibile e condiviso, e
questo ha voluto significare anche l’albero della fraternità che è stato
piantato al termine di questi giorni di unità. E allora, avanti insieme
“sharing with Africa”!
Decalogo
Versione in lingua inglese
1. See each human being as your brother or sister, and
build relationships that aim at reciprocal responsibility.
2. Take initiative in building bridges, including
everyone.
3. Share unconditionally: goods, joys, sufferings and
experiences. Utilize all appropriate means of communication to share our ideals
and convictions, that a united world is possible.
4. Value your own culture and talents and be willing to
share them to build brotherhood with all.
5. Be open and accept the treasures that each person and
culture can offer.
6. Give time to create and develop relationships.
7. Welcome one another.
8. Seek reconciliation and unity through dialogue, mutual
understanding and searching for wisdom within and between our communities.
9. Strive to go beyond your individual concerns and build
real communities open to all.
10. Highlight and celebrate our progress towards
fraternity and a united world.
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