Fonte: la Repubblica
Per la rivista americana FuturFood 2050 ogni anno nel
mondo si buttano 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, per l’incapacità di
leggere le scadenze. E nella sola Australia un milione di bambini patiscono la
fame
Tra un terzo e la metà del cibo prodotto ogni anno a
livello globale va a finire nella pattumiera. La colpa è delle etichette, che
spesso poco chiare, creano confusione tra i consumatori. A ricordarlo è l’Autorità
europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Nella sua Newsletter riporta i dati
pubblicati sull’Australian Institute of Food Safety e quindi le stime di
FutureFood 2050, la rivista dell’Institute of Food Technologists(Ift) di
Chicago. Secondo gli americani, gettiamo
via 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, che potrebbero nutrire più di un
miliardo e 25 milioni di persone. Solo negli Stati Uniti si spreca il 31% del cibo,
per un valore di 162 miliardi di dollari.
FutureFood gira il coltello nella piaga e spiega come
spesso il cibo venga buttato a causa di una cattiva informazione. Un prodotto
su quattro (25%) va nel cassonetto perché ha superato il Sell By Date, che è
solo la data entro cui il produttore è tenuto a venderlo. Ciò significa che è
ancora commestibile. Una persona su dieci è poi convinta che sia pericoloso
mangiare un alimento che ha superato il “Consumarsi preferibilmente” (o Best
before). Mentre così non è: entro questa data il prodotto conserva la sua
qualità ideale, ma si può mangiare anche dopo. Il 37% del cibo viene invece
buttato perché ha oltrepassato la data di scadenza vera e propria.
Il problema è sentito soprattutto oltre i confini della
Ue. Secondo la rivista americana sarebbe necessario sviluppare un sistema di etichettattura più chiaro. Lo spreco di
cibo è una vergogna mondiale. Soprattutto alla luce di dati come quelli di
OzHarvest. L’organizzazione che raccoglie il cibo prima che venga buttato - per
poi nutrire chi ne ha bisogno - denuncia che solo in Australia (non un paese
tra i più poveri al mondo) ogni anno oltre un milione di bambini, tutti i
giorni, va a scuola senza poter fare colazione o a letto senza cena.
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