Qualche notizia da "Games4Peace", la Run4Unity a Yogyakarta, Indonesia:
Non era per caso che eravamo metà musulmani e metà cristiani, uomini e donne, di diverse razze, età e provenienze. E non era casuale che un giorno alcuni di noi abbiamo voluto cominciare a costruire ponti, invitando gli amici della parocchia e i nuovi amici di una casa per i ragazzi musulmani, componendo il programma insieme con loro, poi portando amici degli amici e cosi via, e finalmente radunarci in un campo sportivo di un piccolo collegio musulmano alla periferia della città. Avevamo la sensazione che una mano divina infocava i nostri cuori, guidava i nostri passi in un modo molto forte. Ma radunarci per fare che cosa? Per giocare.
Ogni gioco ha delle regole. Per noi ne ce n'erano 6: play fair, play hard, hang in there, be caring, celebrate, make a difference. Sono consigli stampati sulle faccia di un grande dado arancio, che si potrebbe riassumere in una frase: fare agli altri cio' che vorresti fosse fatto a te. In una parola: amare.
Una gioia incontenibile, contagiosa, era visibile nelle faccie sorridenti, nelle calorose strette di mano che finivano al cuore, chiedendo quando ci si potrebbe incontrare di nuovo. Alla domanda: "Che cosa ti porti via da questo incontro?", uno dei partecipanti risponde: "Ha aperto la mia mente. Ho imparato come essere grato di cio' che ho… che bisogna lottare per la felicità, sì, ma è anche una scelta."
La felicità è una scelta. E cosi anche la pace.
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