venerdì 31 luglio 2015

Simona, Tarxien (Malta): Creare una cultura della fiducia, dell'apertura all'altro, da dovunque venga

"La scorsa estate, mio papa' insieme al suo gruppo hanno deciso di iniziare ad andare una volta a settimana in un centro di ragazzi con problemi in famiglia. Problemi che pensavo esistessero solo nei film o in posti molto lontani. Mio padre, non sapendo cosa potere inventarsi come attivita, mi chiese di andare con lui a discutere delle idee il primo giorno. sono rimasta sconvolta dale storie che raccontava il responsabile. Mio padre mi chiese di iniziare ad andare con loro. Al inizio ero spaventara di non essere abbastanza forte per loro perche di solito davanti ogni minima brutta notizia mi abbatto. Forse perche veramente, fin quando l'ultima persona al mondo sta male, nessuno di noi può stare bene perché siamo legati in qualche modo. Perche uno prova ad aiutare un amico\a o un fratello o sorella, e un altro essere umano, fatto anch'egli di carne e ossa, non lo fa? Quindi ho deciso di andare e vedere lì. Credo che soprattutto loro hanno aiutato me, nemmeno mi riconoscevo. Anche se non sapevo in che modo potevo essere d'aiuto, abbiamo costruito amicizie e piano piano loro iniziavano a raccontare le loro situazioni.
Ora è passato un anno, e gia ho visto che alcuni sorridono di piu, ci aspettano con entusiasmo, alcuni si interessano di più alla scuola.
Anche solo il fatto che abbiano qualcuno con cui parlare penso sia già d'aiuto per loro.”

Come sapete c’e questo grande influsso di migranti in Europa. A Malta si sente un po' di più visto che è un'isola, allora chi arriva se non ha i documenti non può continuare il viaggio verso l’Europa.
Con loro abbiamo cominciato un progetto che ormai va avanti da piu di due anni! Una volta che escono dalla detenzione vanno in vari centri, dove cercano di ricominciare una vita nuova, a volte difficile visto che spesso non hanno ricevuto il pieno statuto di protezione internazionale. Noi andiamo da alcuni di queste organizzazioni dove sono allogiati.
Per esempio a Peace Lab, alcuni adulti e loro amici vanno lì e danno lezioni d'inglese. Hanno anche aiutato alcuni a trovare lavoro.
Un altro gruppo ogni 15 giorni visita un posto dove ci sono soprattutto famiglie con bambini, o donne sole. Sono ormai amici, sorelle! Giorno per giorno scoprono come volergli bene aiutando concretamente: un letto a una famiglia che aveva bisogno; qualcuno che viene ad aggiustare qualcosa che non funziona, giocattoli per i bambini, consigli medici per chi ha un figlio piccolo; cose utili per la cucina… e anche alcuni giovani sono andati spesso a giocare con i bambini.
La premessa per tutti è un profondo ascolto, stabilire rapporti sinceri.
Anche a Pasqua e a Natale hanno fatto festa. Con il contributo di tanti amici hanno raccolto soldi per comprare cibo e così hanno preparato 50 pacchi con riso, pomodoro, parta, carta igienica… Inoltre ogni famiglia ha ricevuto una “figolla” – dolce tipico maltese di Pasqua –. Anche qui un’esperienza: quando il pasticcere che ha preparato i figolli ha saputo che erano per gli immigrati, ci ha dato tutto al prezzo di vendita al ingrosso.

Un’altra cosa che ci sembra molto importante è aiutare tutti a capire che esperienza hanno fatto questi rifugiati distruggendo i pregiudizi, dando l’opportunita di instaurare rapporti e di conoscerci, per creare una cultura della fiducia, dell'apertura all'altro, da dovunque venga. Per questo l'anno scorso in un incontro nazionale abbiamo fatto degli workshop con la presenza e l'aiuto di immigrati, di tutte le età. È stata un’esperienza forte per tanti!

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