Siamo a Manfredonia, in provincia di Foggia, dove qualche settimana fa un motopeschereccio ha ritrovato a 4 miglia al largo dalla costa un esemplare di tartaruga Caretta caretta.
Una specie una volta comune nel mar Mediterraneo, oggi purtroppo a un
passo dall’estinzione. Sandy, battezzata così dai bambini del luogo che
hanno assistito al salvataggio, era in condizioni gravi, infestata da
parassiti, ma è stata subito portata al Centro di recupero per
tartarughe marine di Manfredonia. Oggi non solo è guarita, ma è anche
già stata rilasciata in mare da tutto lo staff ed è tornata a nuotare
nelle acque verdi del Gargano.
Sandy è solo l’ultima di una (fortunata) serie. Il Centro, situato
nell’Oasi di Lago Salso, è considerato il più importante polo italiano
per la salvaguardia delle tartarughe marine: grazie anche all’aiuto dei
pescatori di Manfredonia, che spesso salvano tartarughe ferite come
Sandy, ogni anno qui vengono ospitati più di 100 esemplari di Caretta
caretta e negli ultimi tre anni ne sono stati recuperati oltre 500, di cui 41 dall’inizio dell’anno.
Qualche volta vengono ritrovati spiaggiati, ma quasi sempre si tratta di
tartarughe finite per sbaglio nelle reti della pesca a strascico che
spesso causa la cattura accidentale di questa specie.
Fortunatamente esistono luoghi come il Centro di Manfredonia e gli altri
centri distribuiti sul territorio nazionale: operano tutti in rete,
all’interno del progetto TARTANET LIFE 2004, nato con
l’obiettivo di ridurre la mortalità di questi animali; si occupano anche
di attività di sensibilizzazione e di informazione, per i visitatori ma
anche per le scolaresche.
Il successo e i risultati ottenuti in questi ultimi anni a Manfredonia
sono frutto della collaborazione nata nel 2012 tra Legambiente che ha in
gestione il centro, e l’azienda Mareblu che contribuisce sostenendo le
spese di gestione e manutenzione, acquistamangimi, farmaci, attrezzature
e molto altro.
L’impegno di Mareblu, leader europeo nel settore delle conserve ittiche, in questo e altri progetti di conservazione di specie a rischio estinzione, ha stupito molti: forse siamo più abituati a sentire parlare di chi sfrutta le risorse del mare, dimenticando che non sono inesauribili;
eppure a volte succede che proprio chi vive grazie al mare, e a tutto
quello che di buono ha da offrire, sia pronto a proteggerlo, come se in
qualche modo si sentisse in debito per i doni ricevuti e volesse ricompensarlo, restituirgli qualcosa, magari difendendo le specie animali che vi abitano.
Come vi dicevo, questa è una storia a lieto fine: la storia di come
privati e associazioni di volontariato, unendo le proprie forze, possono
salvare la natura.
Fonte: BuoneNotizie.Corriere.it
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