Fontem, un popolo nuovo. E’ la storia di un popolo nel cuore della foresta equatoriale, a stragrande maggioranza di religione tradizionale, che dal rischio di estinzione a causa delle malattie, diventa un laboratorio di fraternità tra neri e bianchi e dà vita ad un sorprendente sviluppo sotto il profilo economico, sociale, culturale. Per un provvidenziale intreccio tra il popolo bangwa e Chiara Lubich e il Movimento dei Focolari.
Le radici: lo spirito di amore e unità del Vangelo vissuto.
Il sogno di Chiara Lubich da sempre è un mondo unito nella fraternità e nell’unità. L’impegno in questa regione è da lei considerato una questione di “giustizia”, un contributo per colmare “il grandissimo debito del mondo occidentale verso il continente africano” e sanare così le ferite inferte dall’Europa (solo dal 1960 il Camerun raggiunge l’indipendenza dalla colonizzazione inglese, francese n.d.r.).
In più occasioni il Fon di Fontem, il dott. Lukas Njifua, esprime gratitudine per l’aiuto spirituale, ancor più delle molte opere realizzate insieme ai Focolari: “Quando i focolarini arrivarono a Fontem non sapevamo chi fossero. Hanno cominciato col venire in aiuto alle nostre necessità vitali. Di fatto ciò che ci hanno portato è molto di più degli aiuti materiali: la spiritualità, ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. La nostra vita è cambiata. Sono generalmente ridotti litigi per i confini della terra, divorzi, maldicenze, furti, atti criminali. Il rispetto per le autorità e gli anziani sta aumentando. All’interno della famiglia ognuno fedelmente svolge il suo ruolo” (in occasione di un viaggio in Europa, nell’ottobre 2000 al Centro internazionale del Movimento dei focolari).
Un popolo in via di estinzione
1965 - Perché Dio ci ha abbandonato? Questo grido angosciato sale dal cuore della foresta equatoriale del Camerun occidentale dalla tribù dei Bangwa in via di estinzione per l’altissima mortalità infantile a causa della malattia del sonno. Sembrava inascoltato. Le autorità della tribù si recano dal vescovo di Buea (capoluogo della regione sud-occidentale), mons. Peeters, perché faccia pregare anche i cristiani. Il vescovo viene a Roma per il Concilio. Chiede a Chiara Lubich di intraprendere questa missione nel cuore dell’Africa.
Febbraio 1966 - Giungono a Fontem i primi focolarini, tra cui medici e infermieri, già da tre anni in una regione vicina. Avviano il primo dispensario in una capanna.
Giugno 1966 - Chiara li raggiunge per la posa della prima pietra dell’ospedale. E’ accolta da
tutto il popolo - a grandissima maggioranza di religione tradizionale - con canti e danze, come la risposta di Dio alle loro preghiere.
Gennaio 1969 - Chiara vi ritorna per inaugurare il primo reparto dell’ospedale. Nel discorso inaugurale riconosce i valori che ha trovato nel popolo bangwa: “Mai, in nessun posto, ho trovato tale gentilezza, bontà, valori umani così profondi, così tanto amore e fede come qui a Fontem”.
Guardando poi da un’altura la conca di Fontem confida un’intuizione: “Qui sorgerà una città. Diventerà famosa non tanto per le ricchezze materiali, ma perché vi brillerà la luce che scaturisce dall’amore fraterno, tenuto acceso fra noi nel nome di Dio”. Di qui, cogli anni, lo spirito di unità si irradierà in tutto il continente.
Primavera 1969 - Chiara coinvolge i giovani del nascente movimento gen in una mobilitazione mondiale di comunione dei beni durata più di un decennio che prenderà il nome di Operazione Africa.
Indica come obiettivo della loro generazione contribuire a suscitare popoli nuovi nella prospettiva di un mondo unito. Ma ciò richiede di contribuire a sanare le ferite provocate da secoli di colonizzazione. E’ questione di “giustizia colmare il debito che il mondo occidentale ha verso il continente africano”. E mostra loro il volto sconosciuto dell’Africa, quei valori di cui le società occidentali sono carenti. I giovani, e non solo loro, vi risponderanno.
Uno sviluppo imprevedibile
Con gli anni la popolazione si convince della sincerità e trasparenza dei nuovi abitanti. D’altro canto, da parte dei focolarini, continuo è l’impegno di inculturazione, “tagliando le radici della propria cultura” per “entrare” e apprezzare valori e costumi africani. Nasce una piena collaborazione.
Nel 1992 Chiara è a Nairobi dove dà il via ad una scuola per l’inculturazione secondo la spiritualità dell’unità dei Focolari, per valorizzare “i semi del Verbo” presenti nelle culture africane.
Maggio 2000 - Chiara ritorna in quella remota regione. Quell’area dimenticata è ora disseminata di case, strade, una centrale idroelettrica, attività lavorative, chiese. L'ospedale diviene centro specializzato per le malattie tropicali e si contraddistingue per la battaglia contro la malattia del sonno, attualmente sconfitta. Si è aperto un reparto per la cura dell’Aids. Vi lavorano oltre 100 persone. Le strade rompono l’isolamento. Un college con tutte le classi inferiori e superiori, equiparate alle scuole inglesi, consente a tanti ex studenti di occupare posti di responsabilità nel Paese e all’estero. C’è chi, costretto ad emigrare, attirato dalla vita che sta fiorendo a Fontem, vi fa ritorno.
Fontem è diventato un distretto del Camerun anglofono e, con altre località ad essa legate, ha ora una popolazione di circa 80.000 abitanti.
Una terra senza conflitti – In quel maggio 2000, l’attuale Fon dott. Lukas Njifua, (il leader spirituale e civile), esprime a Chiara la sua gratitudine più per l'aiuto spirituale ricevuto dal Movimento che per le molte opere realizzate. Lo ribadirà in un’intervista: "La spiritualità del focolare ha cambiato le persone. Ci ha aiutato a non fare guerre. Non c'è criminalità. Per chi vive così non ci sono problemi nella famiglia, questioni di proprietà della terra, di stregoneria… La morale è più alta. Anche per la lotta alla piaga dell'Aids è importante".
In segno di riconoscenza Chiara è investita del titolo di “Mafua Ndem” (regina inviata da Dio). dal popolo bangwa e da quello continguo, mundani, nella cornice di una grande festa. E’ l’anno del Grande Giubileo del 2000, anno della riconciliazione e del perdono. Rivolgendosi a chi – ed è la maggioranza – non è cristiano, ricorda che “ognuno è liberissimo di seguire altre fedi”, ma con forza afferma che “non è libero di non amare, perché le religioni, in genere lo esigono”. Chiara propone “un patto di amore vicendevole, forte e vincolante. Come una specie di giuramento che ci impegna ad essere sempre nella piena pace tra di noi e di ricomporla ogni volta che si fosse incrinata”.
E’ la scintilla di una nuova evangelizzazione che ha per primi protagonisti i leader del popolo bangwa e via via di altre tribù. Un piano organico viene messo a punto tra Chiara e il fon di Fontem che per primo si impegna davanti al suo popolo a vivere lo spirito di amore e di unità del Vangelo. E’ lo stesso Fon che coinvolge i capitribù e i notabili.
In quello stesso anno, Chiara lancia ai giovani una nuova campagna di solidarietà: il Progetto Africa. Questa volta insieme ai giovani del mondo, anche i giovani bangwa, sono coinvolti, non solo a favore di Fontem, ma di tutti i popoli africani, nel segno dello scambio di ricchezze tra diverse culture. Un progetto tuttora in atto.
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