Di Michele Zanzucchi
«Ho assistito a uno straordinario esempio di democrazia
di base e di comunione fraterna», commenta una giovane buddhista thailandese
invitata all’Assemblea generale del Movimento dei Focolari, che, come i nostri
lettori sanno bene, è all’origine di Città Nuova, ne è il proprietario e il
principale ispiratore. Assemblea chiamata nel mese di settembre a rinnovare gli
organi dirigenti: sono stati eletti alla presidenza l’italiana Maria “Emmaus”
Voce, il cui mandato è stato confermato, e alla co-presidenza Jesús Moran,
spagnolo 57enne, filosofo, con un’ampia e lunga esperienza soprattutto in Cile
e Messico.
Come consiglieri sono stati eletti 15 uomini e 15 donne
espressione di un “corpo elettorale” variegato sotto tutti i punti di vista:
età, estrazione sociale, culture ed etnie, distribuzione geografica,
sensibilità sociale e politica... Uomini e donne che, in una grande
consultazione planetaria, hanno portato non solo all’elezione delle cariche
previste dagli Statuti, ma anche all’elaborazione di più di tremila istanze che
hanno contribuito a tracciare per il Movimento le direzioni di marcia per i
prossimi sei anni.
Invitati all’Assemblea erano anche alcuni cristiani di
diverse Chiese, fedeli delle grandi religioni mondiali e persino rappresentanti
delle culture non religiose: tutti appartenenti in diversi modi al Movimento
stesso, che, come si sa, ha origine cattolica, ma ha ramificazioni che
la superano ampiamente; un segno importante, piccolo quanto si vuole, ma reale,
di un dialogo che si fa democrazia diretta e comunione vitale con chi ha buona
volontà e crede alla fraternità.
Si dice che la democrazia non abbia spazio nelle
organizzazioni religiose, in particolare nella Chiesa cattolica. Certamente le
modalità di relazione e di governo che s’instaurano in un organismo che ha come
finalità l’unità del genere umano in Gesù Cristo superano le pure forme
democratiche di questo o quel modello. Si parla piuttosto di “comunione”. Ma
ciò non vuol dire che il popolo, la comunità, non debba entrare nel governo e
nelle relazioni di un tale organismo, a tutti i livelli. La giovane buddhista
thailandese intendeva proprio questo: nell’Assemblea dei Focolari è stato
attuato un modello di “decisionalità” in cui l’ascolto dell’ultimo è stato
realizzato, così come la convergenza su priorità e persone che necessitavano
più di un semplice voto di maggioranza, seppur qualificata. Così, nel momento
dell’impasse possibile fra due nomi, il dialogo in plenaria tra 500 persone,
che non sono poche, ha portato a individuare le diverse possibili e condivise
soluzioni, al punto che chi aveva optato per una persona poi risultata non
eletta si sentiva rappresentata anche da chi non aveva ricevuto il suo voto. «È
un frutto dello Spirito», commentava un giovane arabo. Forse si è toccato con
mano in quell’Assemblea come la comunione sia la più alta forma di democrazia.
Maria Voce, appena rieletta, ha citato un pensiero di Chiara Lubich trovato
recentemente in una sua agenda del 1970: «Quando dissenti anche in sfumature,
devi parlare (la carità scaccia il timore). Quando hai argomenti per aiutare la
comprensione devi dirli. L’avarizia non permette la comunione perfetta che, per
noi, è un dovere».
Forse un contributo alla vita politica e sociale di ogni
latitudine, di ogni parallelo. Oggi.
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