Fonte: Radio Vaticana
Ero straniero e tu…. Cosa c’è dietro le migrazioni”.
Questo il titolo dell’incontro organizzato questa sera a Roma dai giovani del
Movimento dei Focolari. L’iniziativa si inserisce in un percorso più ampio,
chiamato “Cantiere legalità” che prevede in tutto il territorio nazionale
momenti formativi, incontri con testimoni e visite a luoghi significativi su
una questione, la legalità appunto, che risulta cruciale per la politica, l‘economia
e la società in Italia. Per saperne di più Adriana Masotti ha intervistato
Maria Chiara Cefaloni, tra gli organizzatori del “Cantiere legalità” di Roma:
R. – Il “Cantiere
Legalità”, in tutta Italia, è nato ormai da tre anni, in un momento nel quale
ci siamo messi a riflettere su come poter incidere concretamente nella vita del
nostro Paese e, in questo senso, essere cittadini attivi e responsabili. La
sfida che ci siamo posti è stata quella di rileggere la realtà, secondo il
principio della fraternità universale, sia nella vita di tutti i giorni sia
nelle questioni che hanno una rilevanza sociale, politica e che coinvolgono
tutto quanto il Paese. Tre anni fa, quindi, è iniziato un percorso che ci ha
visti protagonisti di attività ed eventi sul tema della legalità, un argomento
che copre a 360 gradi tantissime questioni che hanno una rilevanza politica e
sociale nel nostro Paese e che soprattutto viene messa in discussione in tanti
momenti diversi. In tutta Italia - a Trento, a Milano, a Firenze, a Roma e poi
ancora a Napoli e in tutta la Sicilia - abbiamo iniziato ad organizzare questi
incontri di riflessione e approfondimento su temi come il lavoro,
l’immigrazione, l’ecomafia, l’economia, per poi promuovere delle attività
concrete sui nostri territori.
D. – Che impatto hanno avuto queste iniziative sulle
comunità che sono state coinvolte da voi?
R. – Diciamo che il “Cantiere Legalità” promuove queste
attività sul nostro territorio, ma sempre in rete con altre associazioni che
già lavorano sul tema della legalità o su altre tematiche. In questo senso, è
stato molto importante il rapporto che per esempio abbiamo instaurato con
Libera o con gli scout in altre zone d’Italia, che ci hanno permesso di
arrivare a tantissime persone diverse e a tantissimi giovani che sono stati
contenti di prendere parte sia agli incontri di formazione sia alle attività
concrete sul territorio. Il feedback è stato molto positivo, perché moltissime
persone si stanno interessando e stanno veramente partecipando in maniera attiva
alle nostre iniziative, ponendosi delle domande concrete su come intervenire su
determinate questioni per cambiare quello che non funziona.
D. – Dall’esperienza vissuta finora, la vostra sensazione
è che è possibile cambiare qualcosa?
R. – La risposta che mi viene da dare è: sì. Ovviamente
sempre con tutta la complessità che ogni questione porta con sé. Il “Cantiere
Legalità” sicuramente mette in gioco energie positive.
D. – Qualche esempio di azioni pratiche messe in campo
fin qui…
R. - Molte attività si sono rivolte proprio al tema delle
migrazioni, per esempio a Milano e a Trento. Un'altra attività nell'ultimo
anno, in tante città, è quella legata allo Slot-mob relativa al gioco
d'azzardo. Noi qui a Roma abbiamo approfondito la questione dell'eco-mafia.
Abbiamo fatto un incontro sulla gestione dei rifiuti nel Lazio. Poi ci siamo
spostati a Caserta per andare a conoscere situazioni virtuose che hanno
permesso di sottrarre la gestione dei rifiuti alla camorra. Successivamente
siamo andati a Colleferro, nel Lazio, dove c'è una situazione non molto lontana
da quella della "Terra dei fuochi" a Napoli. Anche lì abbiamo visto
le condizioni critiche del territorio e dall'altra parte abbiamo conosciuto
persone che si sono messe in gioco per contrastare questo degrado.
Sull'incontro di questa sera, Adriana Masotti ha sentito
Raffaele Natalucci, un giovane impegnato nelle attività del "Cantiere
legalità" di Roma e tra i promotori della serata sul tema della
migrazione:
R. – Questo incontro nasce da una esperienza vissuta
quest’estate a Siracusa, dove – con alcuni giovani – abbiamo incontrato dei
nostri coetanei immigrati presso il centro di accoglienza di Priolo: da allora
è rimasto un rapporto umano e un legame molto stretto con questi nostri
coetanei. C’è chi ha attraversato per anni un continente intero, tra i
conflitti, per scappare dalla fame… E ci siamo anche riconosciuti in tanti loro
aspirazioni e interessi. L’incontro di questa sera vuole essere espressione di
un percorso che vogliamo continuare anche qui a Roma.
D. – Secondo voi, c’è bisogno di approfondire l’argomento
immigrazione?
R. – Secondo noi sì, perché vivendo in una città come
Roma, ci troviamo ogni giorno, nella quotidianità, accanto a queste realtà e
vediamo come spesso nei mezzi di comunicazione si ragiona più per pregiudizi
che sulla base di informazioni reali. Quello che abbiamo sentito, come giovani,
è di informarci e di approfondire queste tematiche.
D. – Una volta approfonditi questi temi, voi pensate che
possano nascere anche idee concrete per un qualche cambiamento, magari limitato
a una località, a un quartiere?
R. – Secondo noi, sì. Stiamo già portando avanti delle
attività, come – ad esempio - la mensa che ogni lunedì sera si tiene a Piazzale
Ostiense, qui a Roma… Quella di questa sera è soltanto una tappa di un percorso
che vuole essere sia di formazione, sia di attività concrete. Soltanto dopo la
formazione, però, potremo essere in grado di presentare anche delle proposte.
D. –Anche l’iniziativa di questa sera rientra in un
percorso più ampio, che è quello della proposta di una cultura della relazione,
della fraternità?
R. – Diciamo che il Cantiere Legalità fa parte delle
attività che, come Giovani per un mondo unito del Movimento dei Focolari,
stiamo portando avanti anche a Roma. Quello che ci spinge è proprio l’idea di
vivere la regola d’oro, “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”,
secondo il messaggio di fraternità che riteniamo presente in tutte le
religioni.
D. – Tornando al tema dell’incontro di oggi: conoscere le
ragioni che portano tanti a lasciare la propria terra aiuta a vedere questo
fenomeno con occhi diversi…
R. – Sicuramente, sì. Anche noi ci siamo resi conto che,
una volta che abbiamo conosciuto questi ragazzi e le loro storie, i nostri
orizzonti si sono ampliati e spostati in avanti: anche alcuni preconcetti e
pregiudizi che potevamo portare con noi, sono svaniti nel momento in cui ci
siamo resi conto che sono ragazzi come noi, che magari non sono mai andati a
scuola, ma parlano un inglese molto avanzato… Ci sembrava quasi di ascoltare
anche le storie dei nostri nonni immigrati oltreoceano: quindi una grande
voglia di lavorare, di uscire fuori e di contribuire a costruire qualcosa di
positivo.
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